07 giugno 2009

Bêçs e lenghe furlane

Un dai argoments che si dopre par dineâ la utilitât de lenghe furlane al è che "sì, va ben il furlan, ma a son altris lis prioritâts: miôr meti i bêçs di une altre bande..."
A part che si varès ancje di tacâ a pensâ che e je divierse int che e lavore cu la lenghe furlane (sporteliscj, gjornaliscj, editôrs, mestris, ricercjadôrs e vie indevant) e dispès cheste int e je precarie e magari e à di paiâ ancje chê il mutui pe cjase... al sarès ben tacâ a cjalâ ancje li che i becins publics a son pardabon "straçâts".
Mi à fat propit fastidi lei sul gjornâl cun tante pompe che pe fieste de republiche, pe sfilade dai 2 di Jugn a Rome a son stâts sparagnâts 1 milion di euros: e tant e coste cheste liende se a rivin a fâle sparagnant 1 milion! Ce costie? E soredut: a cui zovie cualchi ore di militârs che a passonin jù par une strade di Rome? E la cerimonie di Redipulie, cun tant di ministri, graduâts, pichet militâr... e cence int? Misteris nazionalistics che a continuin cence motivazion, par me. Ma no pensi che e sedi dome une mê impression sogjetive, stant che mi risulte dificil cjatâ une rispueste obietive.
Po ben, tornant al discors di vierzidure, us segnali l'articul di William Cisilino, vuê sul Gazzettino.

2 commenti:

Christian Romanini ha detto...

TUTELA & COSTI

Ecco perchè i soldi per il friulano generano ricchezza

di William Cisilino

Domenica 7 Giugno 2009,

L’urgenza, oggi, non è certo il friulano, bensì la crisi economica, è stato detto nell’ambito del dibattito sui fondi per l’applicazione della legge sul friulano. Ma siamo così sicuri che i fondi destinati alla lingua friulana siano sempre “bêçs straçâts”, soldi buttati via? Lascio ora da parte ogni discorso ideologico e non chiedo se il fine “tutela della lingua friulana” sia opportuno o meno sotto il profilo politico: il mio è invece un quesito di natura prettamente economica sul mezzo, vale a dire sugli investimenti per il friulano. Da un punto di vista economico generale non c’è alcuna differenza fra gli investimenti pubblici sul friulano e le misure anti-crisi deliberate dalla Regione: entrambi gli interventi vanno ad incidere, con più o meno forza (circa 2 milioni di euro, il friulano; 400 milioni di euro, gli stanziamenti per le aziende), sulla componente pubblica del Pil. Lo dico perché spesso sembra che i fondi per il friulano siano destinati non a generare a loro volta ricchezza, ma ad andare direttamente al macero.
Va aggiunta anche un’altra riflessione, che ad alcuni sembrerà paradossale. Fra le due tipologie di intervento, quella sul friulano è l’unica a dare sicure garanzie di una ricaduta esclusiva e permanente sul nostro territorio. Prendiamo, ad esempio, il mondo della scuola: gli insegnanti di friulano saranno per gran parte friulani o comunque dovranno risiedere in Friuli; la loro formazione dovrà essere effettuata dalle università locali; i libri per l’insegnamento dovranno essere prodotti qui; intorno alla didattica si creerà un indotto commerciale necessariamente friulano; e così via. Lo stesso non può dirsi con pari certezza per i fondi erogati alle aziende: basta leggere i giornali di questi giorni per constatare la disinvoltura con cui certe grandi imprese hanno deciso di chiudere le proprie sedi friulane.
Alcuni anni fa sono rimasto spiazzato dai dati sciorinati in un convegno da una rappresentante del Governo Basco secondo i quali la spesa diretta alle attività di promozione del basco aveva implicato la creazione di valore aggiunto e di ricchezza per l’economia della regione superiore ai 200 milioni di euro, con entrate supplementari per le imposte pari a 35 milioni. Fantascienza? No. Anche questa è una sfida che, se solo lo vogliamo, è alla nostra portata.

Scovacis ha detto...

Spindìn i bêçs pal Parco del Mare: almancul i pès a stan cidins, no?
http://bora.la/tag/parco-del-mare-di-trieste/