02 aprile 2009
Interviste dal Dree
Sul gjornâl di îr e je vignude fûr une interviste che us ripropon. Us visi ancje che Sabide o sarìn a Buie a li dal Museu de Medaie di Buie par presentâ il speciâl sui erois furlans: nestri ospit al sarà Carli Pup, colaboradôr e autôr dal libri “Memoriis platadis”. A parteciparan ancje l’on. Pietro Fontanini President de Provincie di Udin; Lorenzo Zanon, President de Agjenzie Regjonâl pe Lenghe Furlane; Claudio Marcuzzo, Sindic di Buie; e William Cisilino, president dal Istitût Ladin Furlan “pre Checo Placerean”.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
Sul Messaggero Veneto
MERCOLEDÌ, 01 APRILE 2009
Pagina 17 - Cultura e spettacoli
«Oggi tutti possiamo dirci friulani grazie all’impegno dei nostri eroi»
Patrie dal Friûl
«L’idea di una Piccola Patria autonoma forse non sarà maggioranza politica, ma oggi è salda nelle coscienze di tutti i friulani». È la constatazione della Patrie dal Friûl, la gloriosa rivista fondata da don Giuseppe Marchetti e Felix Marchi che per la ricorrenza del 3 aprile ha predisposto un’edizione speciale incentrata proprio sul sentimento autonomistico percepito come il filo storico mai spezzato. «È indubbio che ormai i friulani abbiano piena consapevolezza di sentirsi tali, di avere un’identità forte le cui radici affondano nella storia - dice Andrea Venier, direttore del mensile che ha contribuito a rinfrescare, sorretto anche dalla rivisitazione grafica di Piero Zanini -. Forse, però, non sempre sanno perché non sempre ne conoscono le ragioni».
Di qui l’impegno della Patrie a compiere un viaggio a ritroso e a restituire ai piú la consapevolezza in base a ragioni e fatti: «L’idea è che questa celebrazione possa rivivere attraverso la biografia dei protagonisti, gli eroi, le storie vissute di chi ha messo in pratica l’ideale e si è battuto per il riconoscimento storico e politico di questa terra». «Perché - sottolinea Venier con convinzione - il Friuli è sempre stato intimamente a sé, fin dai tempi del rapporto tra Aquileia e Roma. È una volontà, un’aspirazione, un desiderio che non si sono mai sopiti e hanno attraversato indenni i secoli».
Patrie, dunque, prende lo spunto dal primo nucleo storico riconducibile a un’idea statuale di Friuli: il Ducato longobardo «che, pur all’interno di un’entità piú ampia, aveva già espresso una propria autonomia». L’ultima pagina è dedicata alla figura di Fausto Schiavi, che concretò l’idea autonomistica in un progetto politico costituito dal Movimento Friuli. Ma dentro ci sono tutti, compreso Pier Paolo Pasolini «come militante del Movimento popolare friulano».
«Eppure, a pensarci bene, la storia è sempre la stessa - osserva Venier, un po’ beffardo, un po’ ottimista -. In Friuli ci sono persone che si battono per il riconoscimento pieno dell’autonomia e si scontrano con il potere storico dell’epoca. E ci sono persone che non ci credono fino in fondo. C’è, insomma, sempre un fuoco che arde, c’è sempre in corso una battaglia per l’autonomia per farla diventare maggioranza».
Venier fa l’esempio della Scozia: «Ha oggi un forte partito autonomista che è riuscito a conquistare la maggioranza e ad avere il primo ministro perché è riuscito a convincere l’opinione pubblica». Un’avanguardia che è diventata maggioranza: «Ma questo dipende da infinite combinazioni, condizioni e fortune».
Il Friuli può attendere? «È molto difficile oggi dire quale sia il modello attuabile. Non siamo la Catalogna, che ha dalla sua la forza dei numeri: oltre 3 milioni e mezzo di abitanti. Non siamo come i ladini, che hanno molte garanzie. No, la via per un Friuli compiutamente tale forse va ancora aperta».
Politicamente l’autonomismo friulano non è ancora patrimonio di tutti? «Non lo è se si guarda, per esempio, a come i partiti affrontano il ricorso alla Consulta sull’insegnamento del friulano». Nei fatti, però, «la questione linguistica ormai è un collante e «c’è un risveglio delle coscienze» che si aggancia «a un sentimento di orgoglio che non è mai venuto meno». La gente «sente di essere friulana, anche se spesso non sa bene perché. Patrie con questo numero intende richiamare tutti alla consapevolezza della propria identità».
Sullo sfondo due questioni aperte: il rapporto con Trieste, «problema irrisolto» e con lo Stato: «Quello che hanno discusso in Parlamento non è vero federalismo, anche se è devoluzione, ma ogni pît tal cûl al pare indevant (ogni calcio nel didietro ci sospinge avanti, ndr.)». (m.t.m.)
Cêmut nancje une femine?
Mandi Menocchio,
no je vere nancje une femine: tal speciâl o fevelìn di Marie dal Fari, la femine di Felix Marchi e tu le viodis ancje te imagjin che e compagne chest post.
Posta un commento