Sul gjornâl o ai let un intervent dal sindic di Sant Denêl, Gino Marco Pascolini, che al acuse di iregolaritât i asîi nît dai comuns dongje.
Par savê di ce che al fevele, lait a viodi tai coments...
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8 commenti:
Sul MV dai 6 di Avost dal 2008
San Daniele, proteste per il caro-rette al nido
SAN DANIELE. In questi giorni estivi c’è chi pensa già a iscrivere i figli a scuola o all’asilo, ma alcuni genitori sono alle prese con problemi economici. Tornano infatti a far notizia le rette dell’asilo nido di San Daniele giudicate “proibitive” da molti genitori che, si vedranno costretti a iscrivere i propri figli in altri nidi della zona collinare, che risultano più a buon prezzo o a rinunciare al servizio arrangiandosi come possono con l’aiuto dei nonni o di altre persone. Lo scorso anno l’aumento vertiginoso del costo del nido di San Daniele e il cambiamento del gestore del servizio (dalla Cooperativa Le Rondinelle si è passati alla Codess di Udine) fece preoccupare le famiglie: il Regolamento del nido d’infanzia comunale fu approvato in consiglio comunale a dicembre 2007 e vide le tariffe mensili schizzare a 572 euro a bambino per il tempo pieno (prima erano 378) e a 504 euro per il tempo parziale. L’aumento fu conseguenza diretta della gara d’appalto con cui ai sensi della legge regionale 20/2005 e del relativo regolamento e pertanto bisognava affidare la gestione del servizio precedentemente conferito con affido diretto. Vi furono incontri con gli altri sindaci della zona (Majano, Ragogna, Moruzzo, Buja, Gemona, Osoppo e Flaibano) per uniformare le tariffe degli asili nido, visto che la situazione sandanielese avrebbe riguardato di lì a poco tutti i nidi comunali. Le rette dappertutto sarebbero state aumentate per garantire al personale dei nidi il minimo sindacale. Così però non è stato e il nido di San Daniele continua ad essere quello più costoso e così si registrano le lamentele: «Ci troviamo in questa situazione perché siamo stati ossequiosi - risponde il sindaco Gino Marco Pascolini-. Gli altri Comuni hanno rette più basse perché sono “fuori legge” e nonostante si siano impegnati a mettersi in regola per ora hanno disatteso le promesse. Il Comune interverrà ulteriormente stanziando altri fondi, studieremo possibilità di ribasso anche per le famiglie con reddito “normale”, ma la Regione dovrà intervenire per rendere omogenea la situazione. Al momento non ci ha ancora risposto. Siamo convinti che i bimbi debbano crescere nel loro territorio, con i loro coetanei e amici». Attualmente la Regione dà alle famiglie 60 euro a bimbo per il tempo pieno e 40 per il parziale e il Comune destina contributi, deliberati dalla Giunta, secondo 3 fasce di reddito: alla prima, con Isee sotto i 5 mila euro, va un contributo del 90% della quota sia sul tempo pieno che sul parziale (per un massimo di tre famiglie all’anno); alla seconda, con Isee fino a 25 mila, il contributo di 120 euro per il tempo pieno (con riduzione del 10% per il parziale); alla terza, con Isee fino a 35 mila, il contributo di 80 euro per il pieno, ridotto del 10% per il parziale. Prima era prevista una sola fascia di reddito, fino a 20 mila, ma le famiglie che potevano beneficiare dei contributi erano poche. Inoltre, per i fratelli iscritti al nido ci sono decurtazioni del 50%.
Raffaella Sialino
Ve chi lis reazions di chei altris Sindics
Sul MV dai 9 di Avost dal 2008
Rette al nido, è polemica fra i sindaci del Collinare
SAN DANIELE. I sindaci del collinare non ci stanno ad essere definiti “non in regola” dal collega Pascolini in merito alle tariffe dei loro asili nido più a buon mercato di quelle di San Daniele. «Alla riunione a cui ho partecipato – dice Mirco Daffarra, sindaco di Ragogna –, non si è mai parlato di uniformare le tariffe degli asili nido della zona a quelle di San Daniele e men che meno nessuno si è impegnato a farlo. Piuttosto era stata condivisa la necessità di un incontro con l’allora assessore regionale Beltrame per ulteriori interventi a favore dei nidi per ridurre il carico delle famiglie. Cosa che è stata fatta in un incontro sul Picaron a cui ha partecipato anche il consigliere regionale Menis». In ogni caso il sindaco di Ragogna, come precisa egli stesso «non avrebbe avuto alcun titolo e possibilità di impegnarsi per un allineamento delle tariffe in quanto il nido di Ragogna è privato, pur esercitando l’attività nei locali di proprietà comunale, e il Comune ha stipulato con la società di gestione una convenzione; mi pare grave, azzardato e gratuito affermare che gli asili nido della zona (per cui anche Ragogna), possono praticare rette più basse di quelle di San Daniele perché sono “fuori legge”. Il nido di Ragogna è stato inaugurato a settembre dello scorso anno soggiacendo pertanto alla nuova normativa sancita dalla legge regionale emanata nel 2005 e pertanto tutto è stato fatto e si sta facendo, da parte della società titolare del servizio, perfettamente “nella legge”, anche e soprattutto con l’apprezzamento e la soddisfazione delle famiglie dei bambini frequentanti». A Daffarra fa eco il sindaco di Majano Claudio Zonta che interviene anche a nome dei colleghi di Flaibano (Fabbro), Osoppo (Bottoni) e Gemona (Marini): «Gli incontri che io ho promosso con gli altri Comuni in cui vi sono asili nido, alla presenza degli allora consiglieri regionali Roberto Molinaro e Paolo Menis – afferma Zonta –, erano volti a chiedere alla Regione e all’Anci una soluzione per contenere il continuo aumento delle rette, non certo per concertare l’aumento delle rette di tutti per parificarle a San Daniele. Con una lettera firmata dal sottoscritto e dai sindaci Pascolini, Fabbro, Bottoni, Marini e Daffarrra, chiedevamo di considerare le proposte di introdurre correttivi che calmierassero le rette. Suggerimmo delle moratorie relativamente alle figure imposte dal Dpgr 78/Pres. Per gli addetti ai servizi generali e per quelli per la predisposizione e distribuzione del vitto, chiedevamo che gli uni potessero svolgere anche il compito degli altri o si limitasse la presenza di entrambi allo stretto tempo necessario per espletare quanto richiesto. Dire che nelle nostre strutture non venga applicato il minimo sindacale crea sospetto e discredito alimentando dubbi e danno all’immagine di chi da decenni lavora seriamente».
Raffaella Sialino
"16 febbraio 2008
Tavagnà a Innovaction 2008
Ivano Sebastianutti, tecnic informatic dal Comun di Tavagnà, al spieghe il progjet che al à vinçût il secont premi di Innovaction 2008 pe Publiche Aministrazion: la ricostruzion digjitâl dal teritori comunâl cul inseriment des basis di dâts par une gjestion trasparente dal teritori. Une sorte di catastic digjitâl interatîf.
Brâf Ivano! Compliments!
Cui che al à voie di savênt di plui al pues vignî a Innovaction fint domenie 17 a lis 14.00 o contatâ il Comun di Tavagnà mandant une mail a Ivano Sebastianutti o telefonant al 0432/577311."
Sul MV di oggi:
Tondo cancella Innovaction:
«Costa cara, soldi buttati»
di Tommaso Cerno
UDINE. Chiude i battenti Innovaction, la fiera internazionale dell'high tech ideata dall'amministrazione Illy e giunta alla terza edizione. La cancellazione dell'evento che nel febbraio 2008 aveva registrato 45 mila presenze alla fiera di Udine è stato confermato ieri dal governatore del Fvg, Renzo Tondo: «Costava 2,5 milioni – dice – che se utilizzati così sono sprecati. Per l'innovazione pensiamo a interventi diversi».
Nel giorno del suo cinquantaduesimo compleanno, Tondo va all'attacco della politica «di immagine» dell'ex presidente della Regione, Riccardo Illy: «Ho chiesto ai consiglieri di maggioranza e minoranza – dice – che cosa fosse Fest. Bene, solo uno su 59 lo sapeva: si tratta della Festa dell'editoria scientifica di Trieste, un altro evento finanziato con 650 mila euro dalla giunta Illy. Stessa cosa era Innovaction: tanti soldi, poca concretezza».
Il carnico rivendica, dunque, l'ideazione della legge sull'innovazione – datata 2002 – voluta proprio da Tondo nel suo primo mandato da governatore e scritta assieme all'allora portavoce e oggi consigliere regionale del Pdl Alessandro Colautti. «La nostra legge aveva intenzione di supportare le aziende che investono nell'innovazione – spiega –. Non mi pare che la fiera, così come concepita, sia utile a questo scopo. La nostra attenzione al tema dell'innovazione e della ricerca rimane, ma troveremo altre soluzioni».
E se in Regione da qualche giorno circola la voce di un nuovo progetto, che prevedrebbe un grande evento biennale a tema, legato alla alta tecnologia, Tondo per ora non si sbilancia: «Non ho ancora valutato ipotesi alternative – dice –, ma cambiamo strada».
E così si chiude il sipario su Innovaction dopo la terza edizione, che lo scorso febbraio registrò 45 mila presenze nell'area di 21 mila metri quadrati predisposta alla Fiera di Udine. E segnò un più 10% rispetto al 2007, con oltre 600 espositori italiani e stranieri e un calendario di 150 incontri, con 300 relatori da tutto il mondo e la presenza di grandi manager, imprenditori, progettisti e premi nobel. Cifre, secondo Tondo, comunque troppo basse per giustificare quell'esborso e per definire il Friuli Venezia Giulia regione all'avanguardia nelle politiche di sostegno all'high tech.
Nel Pdl c'è chi chiede al governatore di trovare al più presto un progetto alternativo. E soprattutto di non privare Udine dell'etichetta di città dell'innovazione, sostituendo la fiera voluta da Illy con qualcosa di nuovo ma pur sempre legato alla tecnologia. Tanto che nel centro-destra da giorni si parla di trasformare la fiera – ritenuta troppo generalista – in una Biennale dell'high tech, collegata a qualche altro evento europeo, da presentare rinnovata in ogni edizione: l'idea è quella di promuovere un evento specifico e di dedicarlo ogni due anni a un campo della ricerca, da quello medico a quello aeronautico, fino alla microchirurgia e alle esplorazioni spaziali. Sulla scia dell'area di 500 metri quadrati, vera attrazione dell'ultima edizione, che ha ospitato la Quality Life House, nel padiglione 6, la casa domotica, più gettonata dalle famiglie.
Setu content che il to Renzo al ha voe di elimina le manifestasion?
E dopo e doisin che l'Italie e iè le plui indaur cun le ricerche?! Puare Italie! Puare Italie!
The Bourne,
mi spietavi un atac cussì lofio.
Chel che i gjornâi a piturin come un anti-inovazion al è il President che te legjilature sierade tal 2003 al à fat la "leç su la inovazion", la stesse leç che la zonte Illy e à plui voltis dit che e je une buine leç.
Jo no ai fevelât in maniere direte cul President Tondo di cheste decision, ma di ce che o ai capît, cheste zonte no je cuintri de inovazion, ma cuintri cheste vetrine.
Saresial el me l'atac lofio?
The Bourne,
parcè insististu a lâ fûr teme?
"errare humanum est, perseverare autem diabolicum"...
Il tema, (asili non innovaction), credo si ricolleghi ad un argomento già discusso qui e
qui, ed che ha vivacizzato il dibattito anche a San Daniele.
Non conosco la situazione di altri comuni, un po’ so da colleghi di lavoro di San Daniele, e mi sono informato su Majano.
Non sta a me commentare il Sindaco di San Daniele che ha accusato i suoi omologhi collinari delle magagne di casa sua, credo però che i nostri amministratori, in passato anche qui accusati di cattivo uso della comunicazione, oltre al comprensibile disappunto, si siano un po’ consolati di fronte a cotanta superiorità negativa.
Non mi spetta nemmeno un commento sul contratto o le proroghe del servizio, le delibere però le ho lette, e un contratto, inquadrato tecnicamente, deliberato da una giunta e legalmente approvato da un segretario comunale: non mi sembra poco!
Permane invece la solita considerazione, è sufficiente che una sola delle strutture entri in crisi, o che un solo servizio applichi condizioni diverse, perché il disagio si rovesci a catena sulle altre strutture e di conseguenza comunità.
Così mentre il ns.assessore Cozzi registra la soddisfazione “numerica” per il pieno funzionamento del servizio nido, ottenuto con un inatteso numero di ospiti esterni, la comunità constata la mancata o incompleta attivazione di alcuni servizi quali campo estivo per i bambini delle materne, progetto primavera e/o la formazione di liste di attesa.
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Ma ovviamente, come si commenta da Flavia non e’ logica di campanile o rancore..
La soluzione nasce, come dicono Daffarra e Zonta nell’articolo da una concertazione a livello collinare, sicuramente non correndo incontro alle tariffe più alte.
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