Chê altre dì o leievi il NuovoFVG, diret di Mauro Tosoni, che nol è propit un che le pense politichementri come me. Ma chest no mi interesse: o preferìs jessi informât il plui pussibil e po decidi cul gno cjâf. Duncje, par tornâ sul discors di partence, cence pierdisi vie par altris trois, us met chest link al gjornâl, ancje par rispuindi a chei che a pensi che la tutele linguistiche di une comunitât e sedi une robe secondarie, cuant che invezit za te Costituzion taliane (art. 6, migo l'ultin) e al è scrit clâr il principi che al à dât vite ae Leç 482/99.
Se nol ves di funzionâ il link, tal prin coment, o cjatais il test de interviste a Silvana Schiavi Fachin.
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14 commenti:
“PRIMA IL FRIULANO, POI L'INGLESE”
Silvana Schiavi Fachin, esperta in educazione linguistica replica all’articolo di Stefano Stefanel sul friulano a scuola.
“L’insegnamento della marilenghe all’interno del normale orario scolastico non solo è un obbligo, ma anche una opportunità per promuovere in regione una istruzione plurilingue”
Un obbligo dettato dalla legge, ma soprattutto una straordinaria opportunità. È il friulano a scuola per Silvana Schiavi Fachin, esperta di didattica delle linguedell’università di Udine, che vede nell’ingresso della marilenghe nei programmi di studio un’occasione per trasformare la scuola regionale in uno spazio di formazione di quei “cittadini plurilingui” cui guarda l’Unione europea. Bisogna però liberarsi dei pregiudizi in materia ed evitare di disperdere i contributi regionali per progetti più o meno importanti, ma slegati da questo obiettivo.
La Regione è o no in ritardo rispetto alla legge sulla tutela e promozione del friulano?
Mi sembra difficile negarlo, visto che la legge 482 è del 1999 e che il decreto legge sulle norme di attuazione dello statuto del Friuli Venezia Giulia “per il trasferimento di funzioni in materia di tutela della lingua e della cultura delle minoranze linguistiche storiche” porta la firma del presidente Ciampi e risale al 12 settembre 2002.
Adesso, però, sono state definite le linee guida per la nuova legge e l’assessore competente, Roberto Antonaz, assicura che entro l’anno il provvedimento sarà approvato assieme a quello sull’istruzione che conterrà novità importanti sull’uso del friulano nelle scuole.
Nelle linee guida per la legge sul diritto allo studio, in lavorazione, c’è un titolo che si occupa di educazione plurilingue, che però enuncia pochi principi. Nella legge dovrebbero essere inseriti aspetti di educazione plurilingue con le lingue di minoranza, ma al momento la stesura del provvedimento, come ha ammesso lo stesso Antonaz, ha subito un rallentamento, anche se per altre ragioni. Contemporaneamente, però, all’attenzione della sesta Commissione de Consiglio regionale sono arrivate almeno altre due proposte di legge che riguardano l’utilizzo del friulano a scuola.
Quali?
Quella della Lega Nord e quella elaborata dalla Commissione per gli obiettivi didattici di cui faccio parte, che era stata costituita dall’Osservatorio per la lingua friulana e che ora fa capo all’Arlef, l’Agjenzie Re-gjonâl pe Lenghe Furlane.
Non è la stessa commissione che ha redatto le linee guida della nuova legge sul friulano?
No, quello è un organismo voluto da Antonaz con la funzione di rivedere complessivamente i contenuti della legge 15 del 1996 che riguarda tutti gli aspetti di tutela e promozione del friulano.
Pensate che i contenuti della vostra proposta saranno accolti all’interno dei provvedimenti che si stanno definendo?
So che Intesa democratica sta esaminando il nostro documento, ma non so se lo farà proprio. Ci sembra però importante che prima della stesura della legge vera e propria le due commissioni si incontrino e si apra un confronto serio.
La nuova legge in materia di istruzione dovrà dare applicazione ai principi sanciti dalla normativa statale 482. Un punto molto controverso è quello che riguarda l’obbligo dell’insegnamento del friulano e in friulano. Qual è il suo punto di vista in materia?
Sto a quello che dice la legge. L’articolo 4 della 482 afferma in modo chiaro che nelle scuole materne l’educazione linguistica “prevede” accanto all’uso dell’italiano anche quello della lingua minoritaria, cioè il bilinguismo di base. Questo si fa già in molte realtà della regione, ma non in modo generalizzato come si dovrebbe, cioè in tutti gli istituti dei Comuni che hanno chiesto di essere compresi fra quelli tutelati linguisticamente.
Alle elementari e alle medie qual è la situazione?
Sempre l’articolo 4 delle 482 prevede nella scuola dell’obbligo l’uso “anche della lingua della minoranza” come strumento per l’insegnamento di altre materie entro l’orario curricolare.
Ci sono dirigenti scolastici come che hanno forti perplessità in merito. Stefano Stefanel sullo scorso numero del Nuovo ha chiesto che prima si facciano studi seri e si portino dei dati a sostegno della tesi che studiare matematica o storia in più lingue dà risultati migliori.
I dati e gli studi ci sono, in tutta Europa e anche in Friuli dove sono state fatte diverse esperienze “sul campo” seguite con attenzione dall’Università di Udine, anche rispetto al friulano. L’Unione europea, del resto, ha tra le sue priorità la creazione di cittadini plurilingui e sta definendo il settimo programma di finanziamenti a favore di interventi che vadano in questa direzione. E i progetti legati al Clil (Content and Language Integrated Learning), l’apprendimento integrato di lingua e contenuti, sono destinati a ricevere una parte importante di contributi.
Usare lingue diverse dall’italiano per insegnare altre materie è una pratica diffusa nelle nostre scuole?
In quelle di qualità si fa già, la sfida anche in questo caso è generalizzare la pratica.
Come si fa?
La prima cosa da fare è riorganizzare il curricolo, perché finché si continuerà a ragionare in termini di “ore”, l’ora di italiano, l’ora di religione... non si andrà da nessuna parte. Nel nostro cervello non ci sono queste segmentazioni. Porsi il problema che l’insegnamento di una lingua sottrae ore ad altre materie, come fa Stefanel, non ha senso, perché le due cose si integrano, la lingua è strumento di apprendimento di altri contenuti, l’insegnate di lingua deve lavorare spesso in compresenza con altri colleghi.
Il principio è interessante, ma non sarebbe meglio utilizzarlo per imparare un po’ meglio l’inglese invece del friulano?
Le due cose non sono in contrapposizione. E in ogni caso l’insegnamento delle lingue dovrebbe seguire due criteri fondamentali: partire da quelle usate nella realtà in cui si vive; rispondere ai bisogni linguistici degli alunni. L’uso scolastico del friulano rientra nel primo caso e renderebbe più facile anche l’insegnamento di altre lingue. Quanto al secondo, qualcuno si è mai chiesto se in questa regione le persone non avrebbero più interesse, per le loro relazioni, ad imparare, prima dell’inglese, lo sloveno, il croato, il tedesco che si parla in Austria o magari il rumeno?
Se il friulano entra nelle scuole in questo modo, serviranno anche docenti capaci di insegnarlo.
La nostra proposta affronta anche il tema della formazione, partendo dall’esperienza già maturata in questi anni dall’università di Udine che dovrebbe continuare ad avere un ruolo centrale in questo campo. Prevediamo anche la creazione di una commissione regionale che, oltre all’Università, comprenda rappresentanti della Regione e dell’Ufficio scolastico regionale e la creazione di un albo degli insegnanti abilitati.
Sulla base della legge 482, comunque, la Regione distribuisce già oggi un bel po’ di soldi alle scuole per progetti legati al friulano. Secondo la vostra commissione, però, in modo improprio. Perchè?
Perchè si tratta di finanziamenti a progetto che in molti casi vanno ad attività che c’entrano poco o nulla con le finalità della legge che punta ad assicurare un insegnamento linguistico degno di questo nome.
Cosa proponete?
La Regione d’ora in avanti dovrebbe finanziare solo progetti che rispettino già a grandi linee i criteri dell’insegnamento curricolare del friulano così come si stanno definendo con la nuova legge. Inoltre una parte cospicua di questi fondi dovrebbe essere destinata al potenziamento e alla valorizzazione della scuola bilingue, italiano-sloveno, di san Pietro al Natisone, attivando analoghe esperienze anche per il friulano e il tedesco, che fungano da modelli di riferimento.
Purtrop, dopo e je rivade ancje la interviste dal Assessôr Antonaz che la varès di jessi il riferiment regjonâl politic, ma che al dimostre che nol capìs tant, o piês, nol à tante voie di capî.
IL FRIULANO IN AULA? NESSUN OBBLIGO
Intervista all'Assessore Antonaz sulla nuova legge di tutela del Friulano
Il friulano a scuola? “Il testo parla chiaro. Basta leggerlo. La nuova legge non conterrà obblighi per i cittadini, ma fornirà loro opportunità concrete per incrementare e migliorare l’uso della lingua friulana”. All’indomani dell’approvazione da parte della Giunta regionale delle “Linee guida per la stesura del nuovo disegno di legge sulla tutela e promozione della lingua friulana” l’assessore regionale alla Cultura, Roberto Antonaz, riassume così i contenuti del provvedimento e replica alle reazioni “tiepide” di alcuni friulanisti.
A fine anno la Giunta approva le Linee guida per la nuova legge sulla promozione del friulano. Proprio da alcuni esponenti del mondo friulanista, però, arrivano commenti tiepidi se non addirittura critici.
È una situazione kafkiana, visto che queste reazioni sono arrivate prima ancora che fossero conosciuti i contenuti delle Linee guida. Sono giudizi determinati dall’emotività, non dalla razionalità, perché credo che il documento approvato dia risposte alle aspettative del mondo friulano, anche perché ha scriverlo è stata una commissione di esperti in cui erano rappresentate tutte le anime e le sensibilità dell’universo friulanista.
Una delle critiche è stata che dopo tre anni di promesse siamo appena alle linee guida, che sono solo un testo di indirizzo, non la vera legge.
Da un punto di vista logico mi pare ovvio che si parta dall’inizio e che per arrivare alla legge si cominci dalle Linee guida. Più in generale, poi, non è che se non c’è la nuova legge questo significhi che la Giunta non stia facendo nulla per il friulano. In questi anni abbiamo considerevolmente aumentato le risorse per la sua tutela e la sua promozione, basti pensare che solo per finanziare progetti didattici in ambito scolastico assicuriamo 450mila euro di contributi all’anno. Si tratta di cifre che danno il senso dell’impegno concreto che abbiamo già in questa direzione. Quanto alla nuova legge è bene chiarire che non c’era nulla nulla che ci obbligasse a farla, non è un atto dovuto, ma una precisa scelta politica.
Da che motivazioni nasce?
Gli strumenti legislativi che abbiamo in questo campo sono fondamentalmente due: la legge nazionale 482 del 1999, che stiamo applicando e la legge regionale 15 del 1996. Due strumenti che ci sembra opportuno integrare evidenziando alcune specificità proprie del friulano, nel primo caso, aggiornare rispetto alle nuove esigenze e al nuovo contesto, nel secondo.
Che tempi prevede per l’approvazione della legge vera e propria?
L’articolato dovrà essere pronto entro marzo, poi non so se il Consiglio potrà affrontare l’esame prima dell’estate o dopo. In ogni caso sarà votata entro il 2007 e nascerà da un ampio coinvolgimento del mondo friulanista. Vogliamo arrivare a un legge condivisa non calata dall’alto.
Uno dei nodi più delicati rispetto ai quali ci si aspetta molto è quello dell’uso del friulano dentro la scuola, anche come lingua per l’insegnamento di altre materie. Su questo non c’è un ritardo?
Per quanto riguarda questo aspetto bisogna tener presente che la legge sulla tutela del friulano è strettamente legata alla nuova legge sull’istruzione e sulla formazione professionale che il mio assessorato sta elaborando assieme a quello di Roberto Cosolini. Dentro quel provvedimento c’è uno specifico “capo” che affronta il tema del multilinguismo e dunque anche dell’insegnamento del friulano e in friulano.
La proposta di legge sull’istruzione, però, doveva essere presentata entro il 2006.
È l’unico impegno su cui, in effetti, abbiamo un ritardo. Si tratta di un provvedimento particolarmente complesso che ha richiesto più tempo del previsto. In ogni caso è in dirittura d’arrivo e l’aspetto relativo al multilinguismo è già delineato nei suoi contenuti.
Quali sono?
Nella sostanza vengono accolte le indicazioni formulate dal comitato scientifico costituito dall’Osservatorio sulla lingua friulana e che ha poi proseguito l’attività con l’Agenzia regionale per la lingua friulana. L’insegnamento delle lingue storiche come il friulano viene inserito nell’ambito dell’insegnamento multilinguistico con pari dignità rispetto a quelle comunitarie, a cui si aggiunge. Il che significa che oltre a prevedere l’insegnamento del friulano, sarà anche possibile usarlo come lingua veicolare per insegnare altre materie.
In tutte le scuole?
No, in quelle che ne faranno richiesta. La Regione non ha la titolarità per imporre obblighi in questo senso e deve rispettare l’autonomia scolastica. Gli istituti che vorranno avvalersi di questa opportunità potranno farlo e avranno il sostegno anche finanziario della Regione. Inoltre sarà istituito un elenco di docenti abilitati all’insegnamento del friulano.
Per qualcuno sarà poco, per altri è anche troppo.
La scelta che abbiamo fatto è il frutto di un attento studio delle legislazioni europee in materia di tutela delle lingue minoritarie. Ci muoviamo dentro questo orizzonte. Non mi sembra il caso di drammatizzare né in un senso né nell’altro. Certo a scuola oggi c’è bisogno di studiare l’inglese e domani, forse, il cinese. La tutela della lingua madre, tuttavia, è un valore aggiunto, non un ostacolo. La salvaguardia delle identità linguistiche e culturali in altre realtà ha prodotto anche spinte economiche e, se non è vissuta come un dato di chiusura, è un modo positivo per reagire all’omologazione imposta dalla mondializzazione. In questo senso è una scelta progressista.
Non è che fa questi discorsi solo per non passare per antifriulanista?
Non lo sono mai stato. Da comunista la mia formazione ha sempre compreso i temi dei diritti e quello all’uso della propria lingua madre è un diritto fondamentale che va tutelato. Se uno non lo sente come tale, non può impedire agli altri di esercitarlo. La nostra legge intende fare questo: non imporre obblighi, ma offrire opportunità. Sarà la risposta che verrà dal territorio a dirci quanto è sentita questa necessità. Personalmente, da quel che vedo girando il Friuli, credo sia un problema reale.
E par comentâ la interviste a Antonaz (che si definìs comunist, come che tra l'atri e je stade deputade Pci ancje la prof.e Silvana Schiavi Fachin, che però e à une altre idee sul furlan a scuele e che ancje jo o condivît) o dopri un intervent che o ai cjatât su www.lenghe.net, e firmât di Fabian Ros:
FURLAN A SCUELE, ATENZION AES PERAULIS
UN COMENT SU LIS DECLARAZIONS DI ANTONAZ DADIS A “IL NUOVO FVG”
O volarès fâ cualchi osservazion a proposit des declarazions saltadis fûr tai gjornâi in chescj ultins timps a proposit de gnove leç regjonâl di tutele de lenghe furlane e, in particolâr, de part che e rivuarde l'insegnament de nestre lenghe a scuele. Si ven a savê, di fat, intune interviste cul assessôr Roberto Antonaz (publicade sul Nuovo FVG), che la gnove leç e previodarà la pussibilitât di insegnâ la lenghe furlane a scuele (pussibilitât che e je za previodude des normis de leç statâl 482).
A dî il vêr lis declarazions pandudis vie pe interviste soremenzionade, a proposit dal aspiet "facoltatîf-obligatori" dal insegnament dal furlan, a lassin spazi a interpretazions che no simpri a van te direzion de clarece: "L'insegnamento delle lingue storiche" al dîs Antonaz "come il friulano viene inserito nell'ambito dell'insegnamento multilinguistico con pari dignità rispetto a quelle comunitarie, a cui si aggiunge. Il che significa che oltre a prevedere l'insegnamento del friulano sarà anche possibile usarlo come lingua veicolare per insegnare altre materie" Ma ae domande dal intervistadôr "In dutis lis scuelis?", l'assessôr al rispuint: "No, in quelle che faranno richiesta. La Regione non ha titolarità per imporre obblighi in questo senso e deve rispettare l'autonomia scolastica." In chest ultin passaç, cheste pussibilitât si riferissie al insegnament di cualchi materie doprant il furlan tant che lenghe veicolâr, o si riferissie al insegnament de lenghe furlane tout court? Parcè che in chest secont câs o sin, no come cumò, ma ancje piês, stant che la leç dal Stât e previôt il dirit dal insegnament dal furlan par ducj i arlêfs che a fasin domande.
Si pues dome sperâ che la rispueste e sedi stade formulade mâl.
Tant e tant, al à di jessi clarît e in dutis lis sedis di discussion, che l'aspiet fondamentâl par une vere tutele di une lenghe minorizade tal setôr dal insegnament scolastic al è impressindibil de paritât di tratament di cheste materie cun dutis chês altris materiis curiculârs e che l'oblic dal insegnament dal furlan nol à di jessi interpretât tant che une imposizion, ma tant che un dirit-dovê. Cussì come che al è un dirit-dovê e no une imposizion l'insegnament "obligatori" di dutis chês altris materiis. Cussì come che al è un dirit-dovê frecuentâ la scuele dal oblic (apont) e no une imposizion. E al covente denunciâ il mût ambigui e disviât li che, masse di spes, al ven doprât il concet di obligatorietât cuant che si fevele dal insegnament dal furlan (e dome in chest câs) fasintlu sbrissâ, sot vie, viers une interpretazion impositive.
La facoltativitât dal insegnament dal furlan a scuele e lassarès, in dut e par dut, invariade la situazion a pet di cemût che e je cumò. E, intun cuadri normatîf penalizant e di disparitât, no valarà nuie la formazion di docents cualificâts o la incressite des risorsis economichis, parcè che chestis, intun contest che no à lis fondis par funzionâ, no podaran jessi dopradis, ni la prime ni lis secondis.
Tornant ae interviste cun Antonaz, bisugne jessi clârs, lis dôs proposizions: 1) "insegnamento (del friulano) con pari dignità rispetto a quelle comunitarie..." e 2) "non imporre obblighi, ma offrire opportunità" a son in nete contradizion e si eliminin une cun chê altre.
E alore, dut il rest a saressin dome bielis peraulis.
Fabian Ros
Sint po, o ai sgherfat un tic tes delibares di zonte dal dicembar 05.
No cjati le adizional Irpef, no mi risulte publicade ma visto ce che si e sibtut tai comuns dongje e a Udin (MV di vue)....
Sastu alc?
Sul cont dal furlan o ai let plui indaur:
'A proposit, Andrea Zuccolo, assessôr aes ativivitâts produtivis dal comun di Tavagnà, sul notiziari comunâl di Lui dal 2006, al à declarât:
"Tavagnà si caraterize par une alte concentrazion di ativitâts economichis, in particolâr tal setôr dal cumierç e dai servizis. Il nestri al è un Comun che al met adun une vore di realtâts prontis a frontâ a nivel globâl lis sfidis cu la concorince.
E duncje denant di cheste situazion economiche dinamiche, al ven naturâl domandâsi ce funzion che al pues vê l'ûs de lenghe furlane. Une vision superficiâl e puartarès a rispuindi di corse che "inte economie di vuê nol covente", ma al sarès un grant erôr che la nestre comunitât no pues permetisi.'
Eco, leint chest mi ven un poc di magon, par ce che o speravi che il furlan al servis par mantigni' le tradision, le anime e ancje el teritori di chenti.
Cjalant in ce stas che el svilup al a ridusut el teritori di Tavagnà-Felet: l'unic parco al è un 'Parco comercial' mostruos sule statal, el Cormor al è une discariche, el torint Tresemane al è stat soteràt, apene c'al gote e son sot aghe, al sta sparint ancje l'ultin prat...
...may be, it's better to speak english!
Mandi Gandhi
par un che al à liberât la sô tiere cu la grande strategjie de no violence, dant grant esempli di civiltât, no mi pâr che tu vedis fat une grande jessude...
Jo o pensi che si puedi tignî cont de tradizion, cence fossilizâsi sul passât... e o pensi ancje che par vivi in dì di vuê al sedi fondamentâl cjapâ cussience de nestre indentitât parcè che se si va viers une omologazion globâl, magari inglese, no si va tant lontan.
E cumò no sta vignî a dîmi che e je colpe de lenghis locâls se ator pal mont a son problemis di urbanistic o di incuinament.
Mi semee masse grande
Zire zire, no tui as rispuindut! Par me Zuccolo al a metut dongje un assioma che al e dome tal so cjaf.
Mr. Christian
o ai fat riferiment a ce che tu as scrit dentri tal post de 'sporteliste di lenghe furlane',
la che tu laudis Tavagnà.
Forsit no mi soi spiegat masse be,
ma el THERMONUKE al a capit dut!
Pace.
Par fortune che al è cualchidun che ti capìs... scusimi se no soi cussì svelt e che o ai olsât a meti in dubi une teorie che e à voie di dâ la colpe al furlan se tai agns passâts e je nassude la zonde comerciâl a Tavagnà. A pensâi ben, Gandhi e Thermo, o vês prpit reson: ma cemût no ai capît subit ancje jo e o ai metût in dubi un resonament cussì sientific... ma par plasê!
dimi la che tu as let chiste atribuzion di colpe!
No dimal parplase!!!
Tu ses un tic impantantat eh?
gandhi al à dit chi parsore
"Eco, leint chest mi ven un poc di magon, par ce che o speravi che il furlan al servis par mantigni' le tradision, le anime e ancje el teritori di chenti.
Cjalant in ce stas che el svilup al a ridusut el teritori di Tavagnà-Felet: l'unic parco al è un 'Parco comercial' mostruos sule statal, el Cormor al è une discariche, el torint Tresemane al è stat soteràt, apene c'al gote e son sot aghe, al sta sparint ancje l'ultin prat...
...may be, it's better to speak english!"
L'assessôr al à volût meti in evidence une oportunitât dade de lenghe furlane che e pues judâ tal promovi i prodots di un teritori. tal coment li che o fevelavi di furlan e economie al diseve: Cetantis multinazionâls ator pal mont a àn doprât o a doprin la lôr marilenghe par fâ publicitât. E di fat daûr diviers studis socioeconomics, cheste sielte e puarte a fidelizâ di plui il client al prodot, a une aziende. Dispès si cjape tant che esempli la Catalogne li che bancjis e cjadenis di buteghis a àn fate une sielte ben precise, ma tancj altris a saressin i esemplis di podê fâ.
Chest par dî che comunicâ cu la lenghe mari, par noaltris il furlan, al tocje aspiets intims che a integnin la sfere emotive. Une reazion dal gjenar e rint la comunicazion aziendâl une vore plui eficace e incisive: un vantaç pardabon impuartant in particolâr pal setôr comerciâl, ma no dome.
Dopo, ognidun al è libar di promovi i siei prodots come che al vûl. ma tirâ tal mieç di chest discors la cuestion dal disvilup urbanistic teritori, mi semee come minim une fuarçadure faziose.
E po thermo, jo no le ai cun te ,a cun chel che ti à tirât dentri tal discors: simpri gandhi al à dit Mr. Christian
o ai fat riferiment a ce che tu as scrit dentri tal post de 'sporteliste di lenghe furlane',
la che tu laudis Tavagnà.
Forsit no mi soi spiegat masse be,
ma el THERMONUKE al a capit dut!.
No le ai nacje cun gandhi, ma jo no ai laudât ni Tavagnà ni l'assessôr, o ai dome ripuartât une declarazion che o condivît.
Ochei!
Dut el discors, che dopo si è ingredeàt lant di là dal clap, al è nassut par ce che si è laudat
un comun che al è el plui atif de province dal punto di viste economic.Ma mi par cal à simpri plui problemas ecologics e quindi di qualitàt de vite.
Baste la su le Tresemane par rindisi cont. Po', se a qualchidun al plas cussì...
Le me tristece e nas dal fat che tanç e pensin e tanç nus fasin pensà che chest al è el progres, che ançje Majan al deventarà cussì...
Esat Christian, jo o ai dome dite che Par me Zuccolo al a metut dongje un assioma che al e dome tal so cjaf. quindi no capivi le to acuse une teorie che e à voie di dâ la colpe al furlan ... Gandhi e Thermo.... le corezion di cumo chi sore di Ghandi e je un tic fur tema e mancul inmo e jentre cul furlan.
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