Fevelìn di autonomie pluio mancul diferenziade
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In Italie si torne a fevelâ di autonomie. Magari par dâi cuintri, ma si
torne a discuti. La Lega cu la propueste di leç su la autonomie
diferenziade e torn...
6 giorni fa
1 commento:
Sul Mv di vinars ai 19 di Zenâr
Cominciarono in sei, poi venne il terremoto Pittini e Fantoni: la ripresa fu immediata
OSOPPO. Tutto iniziò per via di un'esigenza: nuovi spazi. E chissà, forse anche per la lungimirante intuizione di cosa quell'area sarebbe potuta diventare. Per Pittini, Fantoni, De Simon, Dondé e Cosani, Rivoli di Osoppo all'inizio non fu che questo. Gli industriali volevano ampliare le loro aziende. Per farlo scelsero la piana di Rivoli. E' il 1961 e per iniziativa del capitale privato nasce la Ziro (zona industriale Rivoli di Osoppo), ma nel giro di qualche anno all'area sembra già mancare l'ossigeno. Ovvero spazi per ulteriori insediamenti produttivi, infrastrutture per sostenerli e tutela dell'ambiente. La risposta a tutte queste esigenze la dà il Cipaf, il cui atto formale di nascita é siglato nel 1966, ma l'idea arriva prima dai banchi del consiglio comunale di Gemona, ben accolta dalle amministrazioni dei paesi limitrofi. L'espansione industriale che nella prima metà degli anni sessanta ha conosciuto l'area di Rivoli si offre agli occhi dell'assemblea civica quale antidoto contro il fenomeno dell'emigrazione che in quel periodo investe pesantemente la pedemontana friulana. Per ovviare ai sempre più consistenti flussi migratori in atto la carta da giocare é offrire lavoro in loco, permettendo lo sviluppo dell'area e delle attività che vi sono insediate così come l'arrivo di nuovi imprenditori. Così sarà per i dieci anni successivi, fino alla terribile scossa di terremoto del 6 maggio 1976. «Quando quel famoso sisma distrusse quasi totalmente i nostri paesi e le nostre fabbriche - racconta il cavaliere Marco Fantoni nel libro realizzato dal Cipaf per i suoi 40 anni di attività -, comprendemmo subito che era importante non lasciar perdere le nostre maestranze e che bisognava sostenerle in quel difficile momento unitamente alle loro famiglie». E' così che inizia l'esodo verso Lignano. «Ci adoperammo al massimo - prosegue Fantoni - per la loro provvisoria sistemazione dapprima in loco e poi a Lignano, dopo la seconda grande prova di settembre. Insieme ricostruimmo questo nostro angolo di Friuli e il nostro futuro». «Ai tragici eventi del 1976 - ricorda nello stesso libro il cavaliere Andrea Pittini -, che distrussero gran parte di macchinari e stabilimenti, fece seguito una ripresa rapidissima, contrassegnata da un impegno, produttivo e tecnologico insieme, a favore della ricostruzione edilizia del Friuli disastrato». Le fabbriche a Osoppo, dove il 6 maggio fece 7 morti, non rimasero chiuse a lungo. Nel giro di pochi mesi la produzione era ripresa. Gli operai, alloggiati come già detto a Lignano, facevano su e giù in pullman. Tutti i giorni. Un via vai febbrile al quale partecipò anche il Cipaf. Anzi, il post terremoto diede un impulso determinante all'attività del consorzio che contribuì al rilancio dell'area investendo in infrastrutture. Il resto é storia conosciuta. Negli anni successivi l'area industriale di Rivoli diventa una delle principali zone produttive della Regione e oggi si apre a un'espansione ulteriore. Grazie all'ultimo atto di questa storia lunga 40 anni: la recente sigla del piano territoriale infraregionale. (m.d.c.)
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