Stant che aromai a mancjin pocjis oris al referendum, cheste setemane o propon la leture di un test un tic particolâr, ma une vore impuartant... Mi pâr che no coventin presentazions! Dut câs achì no fâs nissune propagande, ma stant la impuartance che la cjarte costituzionâl e à come test di riferiment de democrazie e libertât di un popul, o consei di lâ a dâi un voli ogni tant.
Par savê alc di plui, frache achì
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3 commenti:
Îr di sere o ai stât a scoltâ Renato Brunetta a Udin al Hotel Ambassador (piçule parentesi: no jerin nancje passadis 24 oris e za cualchidun si jere lamentât a Udin pal episodi de mozion)
Brunetta al à dit une robe che ancje jo no vevi notât: la riforme tant contestade e ten cont dal lavor di 20 agns di tentatifs di riforme (la ultime bicamerâl e veve president un ciert D'alema). Cheste no je la riforme Calderoli. Di fat, cirint di cjapâ la mior part dal lavor ancje de sinistre par vê la condivision plui grande pussibile, ce isal sucedût? Par no lassâ la paternitât ae Cdl, chei di sinistre a son rivâts adiriture a ritirâ i emendaments che Berlusconi al veve acetât e al voleve meti dentri te riforme. E cussì no si à rivât a evitâ il referendum (che al è proviodût de costituzion e nol è un scandul) e se a vinci i NO, o vin di fâ une altre precisazion: no si torne ae costituzion dal 48, ma e reste che dal 2001 che D'Alema e Compagni a àn fat cun dome 3 votos di scart! Par furtune che lor a fasin lis riformis ae unanimitât!!! Ma no stait a fâmi ridi!
Jo no soi un espert, ma mi soi informât e o ai cjatât cheste opinion di personis che indi san plui di me
SI VOTE Sì PARCè:
1) Non è vero che la riforma faccia scempio della Costituzione: i principi fondamentali e i diritti di libertà contenuti nella prima parte non vengono toccati, perché la riforma modifica la seconda parte della Costituzione, che riguarda il funzionamento degli organi statali e regionali. Peraltro se vincessero i no non torneremmo alla Costituzione del 1948 ma a quella del 2001, modificata dal "federalismo" della sinistra, che ha creato tanti contenziosi tra Regioni e Stato e dunque sprechi di tempo e denaro.
2) È falso che la riforma porti alla "dittatura del premier". L'indicazione del suo nome sulla scheda elettorale, il potere di nomina e revoca dei ministri, la facoltà di chiedere lo scioglimento della Camera, erano previsti nella bozza di riforma della commissione D'Alema del 1998. Sono gli stessi poteri che hanno sindaci, presidenti di provincia e di regione, servono per garantire stabilità di governo e tutelano il diritto dei cittadini di scegliere un primo ministro, un governo, un programma, garantendo questo diritto con le norme antiribaltone.
3) La riforma non mette in pericolo l'unità nazionale ma al contrario la rafforza, perché: a) introduce il concetto di interesse nazionale e dà al governo il potere di bloccare le leggi regionali che danneggino l'interesse collettivo; b) distingue con chiarezza le materie di competenza statale e quelle di competenza regionale, riportando allo Stato la competenza su tredici importanti materie (prime fra tutte energia e infrastrutture) e perfezionando il meccanismo di devoluzione alle Regioni.
4) Non avremo venti sanità regionali perché le Regioni faranno leggi sull'organizzazione ospedaliera e sanitaria per una gestione più attenta alle esigenze locali ma rimane allo Stato il compito di garantire i livelli essenziali di assistenza. Allo stesso modo le Regioni avranno competenza sull'organizzazione delle scuole e sulla formazione professionale ma i programmi di studio restano nazionali, integrati da moduli di insegnamento regionali, per preservare le tradizioni delle singole regioni.
5) Sarebbe meglio fare le riforme costituzionali con l'accordo di tutti: peccato che nel 2001 la sinistra per prima riformò la Costituzione da sola. Inoltre "dimenticano" che la Costituzione stessa prevede un procedimento di modifica a maggioranza e di conseguenza un referendum confermativo come giudizio ultimo affidato al popolo.
Dunque il 25 e 26 giugno vota e fai votare Sì per dire no alle falsità della sinistra e per confermare una buona riforma, che divide con chiarezza i compiti di Stato e Regioni e che velocizza e razionalizza la procedura per fare le leggi. Votare Sì salva una riforma che garantisce più potere ai cittadini, istituzioni più efficienti e che riduce di 175 il numero dei parlamentari, misura simbolo di uno Stato meno costoso e più produttivo."
Dopo ce che al è sucedût lunis, jo no mi platarès daûr la figure di "costituzionalisti": fevelìn clâr e disìn che cheste votazion e à un caratar une vore politic, cussì politic che la sinistre e va cuintri ce che la stesse comission D'Alema e veve proponût tal 1998 (va a viodi il pont n.2 chi parsore). Chest dome parcè che la sinistre no je rivade a fâ la riforme, Berlusconi invezit sì. SI VOTE Sì
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