Ce us vevio dit? Al veve reson Gandhi (te foto): di fat dopo dai atacs vergnosôs de stampe taliane e talianone, ve chi che a tachin a vignî fûr lis falopis, fiis de arogance e de ignorance: intun comunicât dal Comitât 482 si cjatin bielis osservazions al fat che i bêçs pe lenghe furlane a son strassâts.
Un pâr di esempli su ducj: lis traduzions di Brecht e Beckett, che tai ultins dîs a son stadis ripuartadis dai "famôs" articui, a son stadis fatis tai agns 70 e cence contribûts publics de clape culturâl Aquilee di Gianni Nazzi: come che al dîs il comunicât "Gli autori dell’inchiesta, che per svolgerla sono venuti in Friuli, avrebbero almeno potuto guardare la data di edizione scritta sui due libri. Dobbiamo forse desumere che non abbiamo mai avuto in mano quello che hanno addirittura additato a simbolo dello spreco e del ridicolo?
O forse era tanto difficile trovare degli sprechi che hanno dovuto inventarseli... "
Une domande mi ven: ma se un mi acuse di vê fat robis che a la fin si dimostre no jessi veris, puedial jessi cuerelât?
Tal prin coment, dut il comunicât.
Fuarce Friûl! Fuarce Furlan!
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2 commenti:
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Le “falopis” (cantonate) di Io Donna: Beckett e Brecht non sono costati nulla
In friulano si chiama “falope”, in italiano “cantonata”. E’ quella che hanno preso i due giornalisti autori dell’inchiesta sul settimanale Io Donna intitolata «Parlare furlan è un fiume di sprechi». Sono tanti gli errori, le inesattezze e le insinuazioni fatte dagli autori dell’articolo, ma vi basti un solo esempio: nell’articolo in questione si nominano, in particolare, i libri «Spietand Godò» di Samuel Beckett e «Mari Courage e i siei fîs» di Bertolt Brecht, al punto che la traduzione di questi due autori è stata ripresa da altri giornali come simbolo degli sprechi per la lingua friulana.
Peccato che le due traduzioni siano state pubblicate dalla “Clape Culturâl Acuilee” di Gianni Nazzi che non ricevuto soldi pubblici per editarli e continua ancor oggi a editare la collana delle traduzioni (giunta al 39° titolo) senza chiedere soldi pubblici.
Cosa ancor più clamorosa, i due libri sono usciti nel 1977 e nel 1978! Più di vent’anni prima della legge 482 e dei suoi contribuiti (che, per altro, non possono andare a soggetti privati). Allora come adesso, infatti, i friulani continuano a produrre materiali in marilenghe al di là dei contributi.
Io Donna e i giornali che stanno riprendendo quanto pubblicato, insomma, hanno trasformato la Clape Culturâl Acuilee, che ha sempre rivendicato con orgoglio di non aver mai ricevuto soldi pubblici, un simbolo degli sprechi.
Gli autori dell’inchiesta, che per svolgerla sono venuti in Friuli, avrebbero almeno potuto guardare la data di edizione scritta sui due libri. Dobbiamo forse desumere che non abbiamo mai avuto in mano quello che hanno addirittura additato a simbolo dello spreco e del ridicolo?
O forse era tanto difficile trovare degli sprechi che hanno dovuto inventarseli...
Udine, 07/09/2009
Il portavoce del Comitato 482*
Carlo Puppo
Bisogna tenere duro, perchè tutti, compresi quelli che una volta, per avere tornaconto, difendevano il friulano, adesso lo attaccano. Non dobbiamo tornare indietro.
Che tu cresis, mari lenghe...
Giorgio
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