Prime ti ignorin, dopo ti ridin, dopo ti combatin. Dopo tu tu vincis! (Gandhi)
23 maggio 2009
La sentence de cort costituzionâl
Come che o vês forsit za savût, la cort costituzionâl e à dât la sentence a proposit de leç regjonâl 29/07 pe tutele de lenghe furlane. O ai inmò di lei ducj i documents, ma mi limiti a comentâ cheste notizie cun la imagjin che al à proponût Luca. Ma o tornarai sul argoment.
La legge regionale 29/2007 si proponeva di dare attuazione pratica alla legge statale 482/99, relativamente alla lingua friulana, cercando di superare i problemi emersi nell’applicazione della normativa statale e di ampliare le misure di promozione del friulano. La sentenza 159/2009 della Corte Costituzionale propone, a nostro avviso, una lettura restrittiva delle indicazioni fornite dalla legge 482/99, limitando gli spazi di autonomia della Regione Friuli – Venezia Giulia in tale materia. Per altro, potremmo non essere gli unici a nutrire dei dubbi in proposito. Sarebbe interessante, infatti, chiarire le ragioni della rinuncia da parte del giudice relatore Ugo De Siervo a scrivere le motivazioni della sentenza.
È, inoltre, necessario ricordare che non viene messo in discussione il diritto all’uso della lingua friulana nelle scuole e nelle amministrazioni pubbliche friulane. Tale principio è previsto dalla legge 482/99 e rafforzato anche dalle parti ancora valide della legge regionale 29/07. La sentenza della Corte Costituzionale non mette in dubbio tale diritto, ma solo alcune delle forme in cui la Regione riteneva opportuno garantirlo.
La posizione del Comitato 482 su tale questione verrà approfondita durante la conferenza stampa in programma lunedì 25 maggio alle ore 11.30, presso la sede di Radio Onde Furlane (via Volturno 29, Udine), in aggiunta agli argomenti originariamente previsti.
Patrizia, la delusion e il marum si condividin, ma ocjo cu la semplificazion e cu la confusion. Di confusion a 'nd fasin za avonde i nestris cjârs politics, ma le fasin trasversâl. Se si à voie di tacâ Tondo, parcè che nol à difindût avonde cheste leç bon, tachìnlu, ma une tonade le meretin ancje chei altris. Fevelant de Leghe, che no sai ce che e à fat o no à fat in chest câs, diviers siei esponents a son dal sigûr "delusi e amareggiati" (ancje se tal 99 votant la leç 482 a àn votât cuintri o si son astignûts!!!); pe çampe invezit: il guvier che al veve impugnât la leç al jere chel di Prodi, stes colôr di chel di Illy (che di fat al jere restât "deluso e amareggiato"). Se tu âs tante delusion e marum intor moviti e cumbine alc: la declarazion "i furlans e son nassus sotans e muraran sotans" no baste e mi somee un pôc masse sotane...
Par continuâ la discussion, o segnali cheste "cjacarade", la rubriche dal Mestri Dree Valcic, che al ten su la prime pagjine dal Gazzettino, te sezion di Udin.
LA CJACARADE Quanta ipocrisia in chi cita sempre il "modello Friuli" e intanto brinda alla sconfitta della sua marilengheDomenica 24 Maggio 2009, di Andrea Valcic
Che sberla. Fa male il no della Consulta alla legge sul friulano, arriva perfino a far dubitare della democrazia in Italia, cancella via gli sforzi, gli entusiasmi e le fatiche che migliaia di persone hanno messo in campo nel sostenere questa battaglia di civiltà, di cultura, di difesa dei diritti delle minoranze. È una decisione reazionaria, non perchè arrivi in un tempo governato da un esecutivo di centro destra- il ricorso nacque infatti da un ministro di Prodi, la Lanzilotta- ma bensì perchè va contro il futuro, l’Europa dei popoli, delle nazioni e delle nazionalità tutte, al di là di dimensioni e importanza. È un principio che viene offeso, proprio da un organo dello stato che dovrebbe rappresentarne il garante e questo la dice lunga sulla strada che ancora resta da percorre per sconfiggere il centralismo nazionalista. Questo però è già stato detto, scritto, denunciato: lo schiaffo ricevuto non fa che ricordare a tutti i friulani, e non solo a loro, quale sia il pensiero dominante e vincente sulle questioni che riguardano le identità nazionalitarie in Italia. Alla faccia del federalismo. Ciò che comunque crea maggior indignazione non è sapere che molti politici, di entrambi gli schieramenti, stanno ancora brindando alla notizia, che altri tentano di stemperare e giustificare, altri ancora si fingono contrariati, ma non pensano a nessuna protesta clamorosa. No, questo in fondo fa parte del teatrino regionale e non desta sorpresa, solo amarezza e pena. Lo stomaco si stringe invece perchè da quelle stesse bocche continuano a uscire frasi che inneggiano al "Modello Friuli" del terremoto, allo spirito dei friulani nella ricostruzione, al rifare i paesi come erano prima. Come se non sapessero benissimo che la legge sul friulano rappresentava l’ultimo atto di quella ricostruzione, il mattone che ancora mancava a quella casa dell’identità di un popolo che aveva rischiato di essere cancellato nel 1976. Bocciare la legge ha significato calpestare quel modello Friuli, i morti, i feriti, il dolore e la speranza. A chi si sente sfiduciato e stanco c’è poco da replicare. Eppure non senza commozione, mentre scrivo, mi viene in mente la mestre Luzie che ad Artegna, pochi giorni dopo il sisma era di nuovo con i suoi bambini a far lezione, a far scuola in friulano nella tendopoli. Non è una sberla che può farcela dimenticare o tradire.
Ancje jo o condivît il pinsîr di Sandri cuant che al dîs che al è dibant lamentâsi e vonde. Chest "scufiot" al à di jessi no la scuse par vaîsi intor disint "nus àn gjavât alc" e "o restarìn sotans", ma al à di zovâ a sveâsi e a reagjî. In ce maniere? Chest al è di studiâlu par ben, parcè che i nemîs de lenghe furlane a son di ducj i colôrs e duncje il front al è trasversâl e al sa zuiâ sporc. Nol sarà facil.
Come che o vevi dit, o torni sul argoment dal post. E lu fâs cun cualchi considerazion sedi tecnichis che politichis. Dal pont di viste tecnic o pues dî che sui 34 articui totâi de leç 29/2007, a son stâts tocjâts dome 5. Duncje la leç no je stade scancelade come che cualchidun al à voie di dâ di intindi.
Dal pont di viste politiche, cheste e je une scufiotade no dome a la lenghe furlane, ma a dute la Regjon intindude come Ent che al podeve decidi in autonomie su diviersis robis, tra chestis la tutele linguistiche, la gjestion dai ents locâi e la scuele (juste par fevelâ di trê robis...). E chest secont me e je la robe piês. Dut chest si zonte ai tais a la leç 482/99 che a àn ridot la norme a "letare muarte" stant che se tu gjavis fonts a une leç, cheste su la cjarte e continue a esisti, ma difat e je anulade. La stesse Cort costituzionâl e rimande a la 482 e duncje i articui taiâts a la l.r. 29/2007 a produsin un vueit che al varès di jessi jemplât cu la leç dal stât. Ma che di fat, ben plancut e ven copât intune sorte di eutanasie normative-finanziarie. E chi lis responsabilitâts no son dome di centridrete o di centriçampe: la riduzion dai fints e je continue sedi cun Berlusconi cumò, sedi cun Prodi prime. E se la ultime strente le à fate il guvier di cumò, il ricors cuntri de L.r.29/2007 che si è sierât cu la sentence de Cort costituzionâl lu veve domandât il guvier di prime. Ergo la gjestion de cuistion de tutele linguistiche e fâs aghe di "ducj i colôrs". Se cualchidun mi jude a continuâ il discors, lu ringrazii.
Par continuâ il discors us met un pocje di rassegne stampe, gjavade dal Gazzettino di vuê 26.05.2009
Incontro pubblico sabato 30 maggio Comitato 482, appello ai candidati europei «Le minoranze vanno tutelate» Martedì 26 Maggio 2009, Incontro pubblico con tutti i candidati regionali al parlamento europeo, sabato 30 maggio, alle 11.30, nella sede della Regione a Udine. È la prima mossa operativa di una trentina di realtà associative appartenenti alle comunità friulana, slovena e tedesca del Friuli che, di fronte alla decisione della Corte Costituzionale di dichiarare illegittime alcune parti della legge regionale per il friulano, non si arrendono. «Si tratta di una battaglia per i diritti e la democrazia», hanno spiegato ieri a Udine con la voce unitaria del Comitato 482, coordinato da Carlo Puppo, Jole Namor, Luigi Geromet e Giovanni Pietro Biasatti. Due le questioni che verranno sottoposte ai candidati europei: il drastico taglio di fondi statali per la legge sulla tutela delle minoranze linguistiche 482/99 e il fatto che la legge regionale 29/07, ancorché dichiarata illegittima in alcune sue parti, resta comunque in vigore e dunque «è dovere di tutti gli organi istituzionali darvi applicazione». Per la legge nazionale 482, ha ricordato ieri Puppo, nel 2001 i fondi stanziati per tutte le 12 minoranze riconosciute (3 milioni di cittadini) erano quasi 9 milioni. Dal 2006 c’è stata una progressiva riduzione, fino ad arrivare al 2009, con 2 milione e 72mila euro per garantire i diritti linguistici a scuola, negli uffici pubblici e nei mass media. In Friuli Venezia Giulia arriveranno 452.602 euro, di cui 300.672 euro per i friulani, 135.703 per la comunità slovena e 16.227 per quella germanofona. Nel 2010 il budget del Governo scenderà ulteriormente: 1 milione e 300 mila euro. «Ciò significa – ha sintetizzato Puppo – rendere la norma lettera morta, proprio quando anche la recente sentenza della Corte costituzionale ha ribadito che quelli linguistici sono diritti fondamentale e che la legge 482 deve essere applicata». Tagli imputabili alla crisi? Il Comitato smonta l’interrogativo ricordando «che l’8 aprile, in piena crisi, a Roma non ci sono stati problemi a trovare 13 miliardi di euro per comprare 131 caccia bombardieri F-35. Per finanziare quindi una legge che dovrebbe dare attuazione all’articolo 6 della Costituzione non ci sono i fondi, mentre si spendono soldi per strumenti da guerra». Il Comitato, inoltre, ha già trasmesso un rapporto sulla situazione dei diritti linguistici in Friuli al ministero dell’Interno e al Comitato europeo che sta compiendo il secondo monitoraggio sull’applicazione della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali, sottoscritta dall’Italia. Nella prima verifica, il Governo aveva ricevuto significativi richiami dall’Europa «e il quadro che emerge da questa seconda analisi – ha concluso il Comitato 482 – è decisamente peggiore del precedente». Antonella Lanfrit
interviste dal ass. Molinaro, vuê sul Gazzettino: «Friulano, ora la legge è applicabile» Certo che nessuno può accusarlo di pregiudizi nei confronti del friulano, che nella sua storica Colloredo gli è a tutti gli effetti lingua mamma. Ma Roberto Molinaro, l’assessore regionale alla Cultura e all’Istruzione, non è propriamente scoppiato in lacrime quando la Corte costituzionale ha pesantemente emendato, a colpi di annullamenti, la legge sulla marilenghe voluta dalla Giunta Illy. Anzi: spiega che adesso, soltanto adesso, è diventata una buona legge. E che merita applicarla seriamente senza metterci mano per cambiarla. Specialmente adesso che i genitori di un bambino su due chiedono l’insegnamento del friulano a scuola. -Assessore Molinaro, se la sentiva questa pronuncia della Corte? «Era una sentenza annunciata. Nella passata legislatura avevo fatto il relatore di minoranza, evidenziando alcuni contenuti francamente eccessivi, capaci di porre a repentaglio l’attuazione stessa della legge. E poi c’erano vere e proprie violazioni alle prerogative della Regione. Per questo era un testo incostituzionale». -Qualcuno però potrebbe leggere questo il verdetto della Consulta come un energico freno alle volontà identitarie di una comunità. «No, la Corte ha confermato la nostra impostazione, che è molto semplice: sì alla tutela del friulano, ma con equilibrio. E in termini realisticamente attuabili». -Lei parla di prerogative regionali violate. Perché? «Non si consentiva alle famiglie di esprimere una libera scelta. Lo impediva la formula del silenzio-assenso. Una previsione in contrasto anche con la legge nazionale 482 sulla tutela delle cosiddette lingue minoritarie che disciplina una scelta attiva dei genitori, senza alcuna forma di imposizione». -È il silenzio-assenso lo era? «Per forza. Vera libertà è quella di poter dire o sì o no, mentre in questo caso si poteva dire soltanto sì». -Insomma una norma "talebana" che entrava a gamba tesa nella scuola. «Il fatto è che la legge violava anche l’autonomia scolastica. Lo faceva entrando nel merito dell’organizzazione dell’offerta formativa. E prevedendo almeno un’ora alla settimana d’insegnamento del friulano con il metodo Clil». -Cosa comporta questo metodo? «L’insegnamento preferenziale di alcune materie in friulano». Gli strali della Corte costituzionale si sono abbattuti anche sulla possibilità di rapportarsi in friulano con le pubbliche amministrazioni. Un’altra fuga in avanti? «Facciamo un esempio: con le norme ora annullate dalla Corte, c’era sempre la possibilità di usare la lingua friulana nei rapporti del cittadino con la Regione. Attenzione: non soltanto dove si parla comunemente friulano, ma ovunque in Friuli Venezia Giulia». -Anche a Barcola? «Sì, anche a Barcola». -Cioè anche dove nessuno parla o intende il friulano? «Esattamente. Ma c’è di più: la legge contemplava la possibilità di scrittura anche in friulano di tutti gli atti regionali diretti ai cittadini e naturalmente vi comprendeva la comunicazione istituzionale». -D’accordo. Però adesso, dopo i colpi di mannaia della Corte, resta un testo mutilato. «Questo è il bello. Ora la legge va benissimo, è possibile andare ad attuarla se soltanto ci sia la volontà politica di farlo». -Dipende da voi, no? In maggioranza di Centrodestra non c’è una posizione unitaria e la Lega, parla di cambiare le norme. «Vi dico che non occorre. Anzi, magari si ripresenterebbe il rischio di nuovi problemi costituzionali». -E allora? «Applicarla e basta, ma nel rigoroso ambito delle compatibilità finanziarie della Regione, scrivendo il programma pluriennale delle politiche linguistiche e i regolamenti attuativi sia per l’uso del friulano negli uffici pubblici che a scuola».
-Quante famiglie hanno chiesto l’insegnamento del friulano per i loro figli? «Non ho ancora numeri precisi, ma sono circa una su due nei Comuni individuati come friulanofoni. Parlo di scuola per l’infanzia, elementari e medie». -Sono tante, assessore. «Tantissime. E pensate che queste domande riguardano progetti promossi dalle scuole sulla scorta di appena 600mila euro resi disponibili finora dalla Regione». -Ma con la crisi globale, dove andate a pigliare i soldi per applicare la legge fino in fondo? «Questo, essenzialmente questo, è il vero tema sulla lingua friulana». di Maurizio Bait
A mi mi somee che e sedi plui di cualchi imprecision tes rispuestis: une su dutis chê dal "silenzio assenso". No je vere che lis fameis no podevin sielzi: di fat la procedure e previodeve l'inseriment dal furlan tai programs di scuele e une informative par dutis lis fameis: cui che nol ves volût il furlan al podeve gjavâsi. Chest nol significhe impedî a lis fameis di sielzi, ma dome permeti a lis scuelis di programâsi in maniere di otimizâ lis risorsis e impostâ la ativitât didatiche cun sigurece. Come che a stan cumò lis robis, invezit prime di tacâ a insegnâ il furlan, si varà ogni an di spietâ che al inizi de scuele si cjapin sù ducj i parês... e intant il timp al passe.
Duncje nissune "violence" su lis fameis che, peraulis dal assessôr, a son tantononis chês che a domandin il furlan. E alore, parcè no rindi plui facil lis proceduris stant che a son tancj chei che a vuelin il furlan? (te interviste si fevele di 1 su 2, ma dâts dal Ufici scolastic regjonâl a fevelin di adesions sul 60% e di cualchi bande ancje di plui: se o cjati i dâts precîs o cualchidun ju à, ju publichi vulintîr).
roberto molinaro Assessorato Istruzione, Cultura, Pace dell'udc si commenta da solo se pre toni fosse in vita avrebbe già tirat ju cuatri madonis e i vares dat un rip te balis dopo ve let chistis monadis.
«O sin furlans di lenghe furlane, che a son convints di fâ part de nazion furlane. Che al è come dî che o sin un popul, une etnie, une nazion, che dopo tancj parons, che a àn balinât di chestis bandis dilunc i secui, cumò di cent agns indaûr o sin cjapâts dentri tal tramai dal Stât talian».
Pre Toni Beline, sul so prin editoriâl de "Patrie dal Friûl", Dicembar 1978.
blogromanini[at]gmail[dot]com
se mi mandais une mail su chest blog, o doi par scontât che o pues ancje publicâle.
se no vês voie che le publichi, par plasê specificait tal test de email "Christian, cheste mail e je riservade: par plasê no stâ a publicâle".
mandi, grazie e scusait, ma mi àn tacât a scrivi ancje i avocats!
ps: la corispondence che invezit mi rive su la mê mail parsonâl e je par fuarce riservade e nol covente scrivi nuie di specific e e reste privade
Sù, fâsti dongje, int di Sant Ermacure,
al to pastor e a Fortunât rivolziti,
ai testemonis, che tu sâs in glorie,
parcè che pe lôr fede a àn dât la vite.
Achì passarin, come vint in furie,
popui ruviei di brame e di tristerie,
ma tu âs viodût te dì de gran miserie,
il segno che il Signôr no ti bandone.
Gjolt, Aquilee, Diu ti da la glorie,
che, fruçonâts i mûrs de tô supierbie,
cence des armis cjantistu vitorie
pai tiei nemîs clamâts a jessi fradis!
Chi l'om furlan e chel da la Slovenie
e il todesc a cirin amicizie
e, tant diviers, a cjatin une patrie,
che e à tai martars dute la sô fuarce.
Chi la semence de Furlane Glesie,
di Redenzion e puartave lis primiziis
e tal martiri si viestì di glorie,
sfidant a muart la prepotence umane.
Laudât Idiu, Trinitât santissime,
Pari, cul Fi, a pâr cul unic Spiritu,
che al sielç i debui, cun dissen di gracie,
par palesâ tal mont la sô potence. Amen.
8 di Març
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* O ai imparade la storie de mê cjere e de mê int cognossint las
femines che le àn scrite, cui braçs, cu la mente e cul cûr; che le àn
imbombade ...
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Paradossalmente mi sono messa a studiare su Internet le storie, leggende e
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Juste chê altre dì ju scoltavi par radio e îr o vin savût che al è mancjât
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IN RICORDO DI MARINO PLAZZOTTA
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RICORDANDO MARINO PLAZZOTTA E LE SUE DOMANDE
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plui "fresc" injù.Par cure di ILfurlanistPar iscrivisi o segnalâ un blog:
ilfurlan...
13 commenti:
Comitât – Odbor – Komitaat – Comitato 482
c/o “Informazione Friulana” soc. coop.
V. Volturno, 29 33100 Udin
Tel.: 0432 530614
Fax: 0432 530801
D.p.e.: com482@gmail.com
Sît uficiâl: www.com482.org Blog: www.com482.blogspot.com
***
Alla c. a. degli organi d’informazione
Oggetto: sentenza della Corte Costituzionale
La legge regionale 29/2007 si proponeva di dare attuazione pratica alla legge statale 482/99, relativamente alla lingua friulana, cercando di superare i problemi emersi nell’applicazione della normativa statale e di ampliare le misure di promozione del friulano. La sentenza 159/2009 della Corte Costituzionale propone, a nostro avviso, una lettura restrittiva delle indicazioni fornite dalla legge 482/99, limitando gli spazi di autonomia della Regione Friuli – Venezia Giulia in tale materia. Per altro, potremmo non essere gli unici a nutrire dei dubbi in proposito. Sarebbe interessante, infatti, chiarire le ragioni della rinuncia da parte del giudice relatore Ugo De Siervo a scrivere le motivazioni della sentenza.
È, inoltre, necessario ricordare che non viene messo in discussione il diritto all’uso della lingua friulana nelle scuole e nelle amministrazioni pubbliche friulane. Tale principio è previsto dalla legge 482/99 e rafforzato anche dalle parti ancora valide della legge regionale 29/07. La sentenza della Corte Costituzionale non mette in dubbio tale diritto, ma solo alcune delle forme in cui la Regione riteneva opportuno garantirlo.
La posizione del Comitato 482 su tale questione verrà approfondita durante la conferenza stampa in programma lunedì 25 maggio alle ore 11.30, presso la sede di Radio Onde Furlane (via Volturno 29, Udine), in aggiunta agli argomenti originariamente previsti.
Cordiali saluti.
Udine, 23/05/09
Il portavoce del Comitato 482
Carlo Puppo
e renzo tondo dov'era?
ha venduto i friulani alla lega
x 1 piatto d lentikkie?
i furlans e son nassus sotans
e muraran sotans
con questo governo d nani e veline
ha fatto + 1 uccio x i friulani
ke nn 1 carnico.....
sono delusa e amareggiata
Patrizia,
la delusion e il marum si condividin, ma ocjo cu la semplificazion e cu la confusion.
Di confusion a 'nd fasin za avonde i nestris cjârs politics, ma le fasin trasversâl. Se si à voie di tacâ Tondo, parcè che nol à difindût avonde cheste leç bon, tachìnlu, ma une tonade le meretin ancje chei altris.
Fevelant de Leghe, che no sai ce che e à fat o no à fat in chest câs, diviers siei esponents a son dal sigûr "delusi e amareggiati" (ancje se tal 99 votant la leç 482 a àn votât cuintri o si son astignûts!!!); pe çampe invezit: il guvier che al veve impugnât la leç al jere chel di Prodi, stes colôr di chel di Illy (che di fat al jere restât "deluso e amareggiato").
Se tu âs tante delusion e marum intor moviti e cumbine alc: la declarazion "i furlans e son nassus sotans e muraran sotans" no baste e mi somee un pôc masse sotane...
Par continuâ la discussion, o segnali cheste "cjacarade", la rubriche dal Mestri Dree Valcic, che al ten su la prime pagjine dal Gazzettino, te sezion di Udin.
LA CJACARADE
Quanta ipocrisia in chi cita sempre il "modello Friuli" e intanto brinda alla sconfitta della sua marilengheDomenica 24 Maggio 2009,
di Andrea Valcic
Che sberla. Fa male il no della Consulta alla legge sul friulano, arriva perfino a far dubitare della democrazia in Italia, cancella via gli sforzi, gli entusiasmi e le fatiche che migliaia di persone hanno messo in campo nel sostenere questa battaglia di civiltà, di cultura, di difesa dei diritti delle minoranze. È una decisione reazionaria, non perchè arrivi in un tempo governato da un esecutivo di centro destra- il ricorso nacque infatti da un ministro di Prodi, la Lanzilotta- ma bensì perchè va contro il futuro, l’Europa dei popoli, delle nazioni e delle nazionalità tutte, al di là di dimensioni e importanza.
È un principio che viene offeso, proprio da un organo dello stato che dovrebbe rappresentarne il garante e questo la dice lunga sulla strada che ancora resta da percorre per sconfiggere il centralismo nazionalista.
Questo però è già stato detto, scritto, denunciato: lo schiaffo ricevuto non fa che ricordare a tutti i friulani, e non solo a loro, quale sia il pensiero dominante e vincente sulle questioni che riguardano le identità nazionalitarie in Italia. Alla faccia del federalismo.
Ciò che comunque crea maggior indignazione non è sapere che molti politici, di entrambi gli schieramenti, stanno ancora brindando alla notizia, che altri tentano di stemperare e giustificare, altri ancora si fingono contrariati, ma non pensano a nessuna protesta clamorosa. No, questo in fondo fa parte del teatrino regionale e non desta sorpresa, solo amarezza e pena.
Lo stomaco si stringe invece perchè da quelle stesse bocche continuano a uscire frasi che inneggiano al "Modello Friuli" del terremoto, allo spirito dei friulani nella ricostruzione, al rifare i paesi come erano prima.
Come se non sapessero benissimo che la legge sul friulano rappresentava l’ultimo atto di quella ricostruzione, il mattone che ancora mancava a quella casa dell’identità di un popolo che aveva rischiato di essere cancellato nel 1976. Bocciare la legge ha significato calpestare quel modello Friuli, i morti, i feriti, il dolore e la speranza.
A chi si sente sfiduciato e stanco c’è poco da replicare. Eppure non senza commozione, mentre scrivo, mi viene in mente la mestre Luzie che ad Artegna, pochi giorni dopo il sisma era di nuovo con i suoi bambini a far lezione, a far scuola in friulano nella tendopoli.
Non è una sberla che può farcela dimenticare o tradire.
Ancje jo o condivît il pinsîr di Sandri cuant che al dîs che al è dibant lamentâsi e vonde.
Chest "scufiot" al à di jessi no la scuse par vaîsi intor disint "nus àn gjavât alc" e "o restarìn sotans", ma al à di zovâ a sveâsi e a reagjî.
In ce maniere? Chest al è di studiâlu par ben, parcè che i nemîs de lenghe furlane a son di ducj i colôrs e duncje il front al è trasversâl e al sa zuiâ sporc. Nol sarà facil.
Come che o vevi dit, o torni sul argoment dal post.
E lu fâs cun cualchi considerazion sedi tecnichis che politichis.
Dal pont di viste tecnic o pues dî che sui 34 articui totâi de leç 29/2007, a son stâts tocjâts dome 5. Duncje la leç no je stade scancelade come che cualchidun al à voie di dâ di intindi.
Dal pont di viste politiche, cheste e je une scufiotade no dome a la lenghe furlane, ma a dute la Regjon intindude come Ent che al podeve decidi in autonomie su diviersis robis, tra chestis la tutele linguistiche, la gjestion dai ents locâi e la scuele (juste par fevelâ di trê robis...).
E chest secont me e je la robe piês. Dut chest si zonte ai tais a la leç 482/99 che a àn ridot la norme a "letare muarte" stant che se tu gjavis fonts a une leç, cheste su la cjarte e continue a esisti, ma difat e je anulade. La stesse Cort costituzionâl e rimande a la 482 e duncje i articui taiâts a la l.r. 29/2007 a produsin un vueit che al varès di jessi jemplât cu la leç dal stât. Ma che di fat, ben plancut e ven copât intune sorte di eutanasie normative-finanziarie.
E chi lis responsabilitâts no son dome di centridrete o di centriçampe: la riduzion dai fints e je continue sedi cun Berlusconi cumò, sedi cun Prodi prime.
E se la ultime strente le à fate il guvier di cumò, il ricors cuntri de L.r.29/2007 che si è sierât cu la sentence de Cort costituzionâl lu veve domandât il guvier di prime. Ergo la gjestion de cuistion de tutele linguistiche e fâs aghe di "ducj i colôrs".
Se cualchidun mi jude a continuâ il discors, lu ringrazii.
Par continuâ il discors us met un pocje di rassegne stampe, gjavade dal Gazzettino di vuê 26.05.2009
Incontro pubblico sabato 30 maggio
Comitato 482, appello
ai candidati europei
«Le minoranze vanno tutelate»
Martedì 26 Maggio 2009,
Incontro pubblico con tutti i candidati regionali al parlamento europeo, sabato 30 maggio, alle 11.30, nella sede della Regione a Udine.
È la prima mossa operativa di una trentina di realtà associative appartenenti alle comunità friulana, slovena e tedesca del Friuli che, di fronte alla decisione della Corte Costituzionale di dichiarare illegittime alcune parti della legge regionale per il friulano, non si arrendono. «Si tratta di una battaglia per i diritti e la democrazia», hanno spiegato ieri a Udine con la voce unitaria del Comitato 482, coordinato da Carlo Puppo, Jole Namor, Luigi Geromet e Giovanni Pietro Biasatti.
Due le questioni che verranno sottoposte ai candidati europei: il drastico taglio di fondi statali per la legge sulla tutela delle minoranze linguistiche 482/99 e il fatto che la legge regionale 29/07, ancorché dichiarata illegittima in alcune sue parti, resta comunque in vigore e dunque «è dovere di tutti gli organi istituzionali darvi applicazione».
Per la legge nazionale 482, ha ricordato ieri Puppo, nel 2001 i fondi stanziati per tutte le 12 minoranze riconosciute (3 milioni di cittadini) erano quasi 9 milioni. Dal 2006 c’è stata una progressiva riduzione, fino ad arrivare al 2009, con 2 milione e 72mila euro per garantire i diritti linguistici a scuola, negli uffici pubblici e nei mass media. In Friuli Venezia Giulia arriveranno 452.602 euro, di cui 300.672 euro per i friulani, 135.703 per la comunità slovena e 16.227 per quella germanofona. Nel 2010 il budget del Governo scenderà ulteriormente: 1 milione e 300 mila euro. «Ciò significa – ha sintetizzato Puppo – rendere la norma lettera morta, proprio quando anche la recente sentenza della Corte costituzionale ha ribadito che quelli linguistici sono diritti fondamentale e che la legge 482 deve essere applicata».
Tagli imputabili alla crisi? Il Comitato smonta l’interrogativo ricordando «che l’8 aprile, in piena crisi, a Roma non ci sono stati problemi a trovare 13 miliardi di euro per comprare 131 caccia bombardieri F-35. Per finanziare quindi una legge che dovrebbe dare attuazione all’articolo 6 della Costituzione non ci sono i fondi, mentre si spendono soldi per strumenti da guerra».
Il Comitato, inoltre, ha già trasmesso un rapporto sulla situazione dei diritti linguistici in Friuli al ministero dell’Interno e al Comitato europeo che sta compiendo il secondo monitoraggio sull’applicazione della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali, sottoscritta dall’Italia. Nella prima verifica, il Governo aveva ricevuto significativi richiami dall’Europa «e il quadro che emerge da questa seconda analisi – ha concluso il Comitato 482 – è decisamente peggiore del precedente».
Antonella Lanfrit
interviste dal ass. Molinaro, vuê sul Gazzettino:
«Friulano, ora la legge è applicabile»
Certo che nessuno può accusarlo di pregiudizi nei confronti del friulano, che nella sua storica Colloredo gli è a tutti gli effetti lingua mamma. Ma Roberto Molinaro, l’assessore regionale alla Cultura e all’Istruzione, non è propriamente scoppiato in lacrime quando la Corte costituzionale ha pesantemente emendato, a colpi di annullamenti, la legge sulla marilenghe voluta dalla Giunta Illy. Anzi: spiega che adesso, soltanto adesso, è diventata una buona legge. E che merita applicarla seriamente senza metterci mano per cambiarla. Specialmente adesso che i genitori di un bambino su due chiedono l’insegnamento del friulano a scuola.
-Assessore Molinaro, se la sentiva questa pronuncia della Corte?
«Era una sentenza annunciata. Nella passata legislatura avevo fatto il relatore di minoranza, evidenziando alcuni contenuti francamente eccessivi, capaci di porre a repentaglio l’attuazione stessa della legge. E poi c’erano vere e proprie violazioni alle prerogative della Regione. Per questo era un testo incostituzionale».
-Qualcuno però potrebbe leggere questo il verdetto della Consulta come un energico freno alle volontà identitarie di una comunità.
«No, la Corte ha confermato la nostra impostazione, che è molto semplice: sì alla tutela del friulano, ma con equilibrio. E in termini realisticamente attuabili».
-Lei parla di prerogative regionali violate. Perché?
«Non si consentiva alle famiglie di esprimere una libera scelta. Lo impediva la formula del silenzio-assenso. Una previsione in contrasto anche con la legge nazionale 482 sulla tutela delle cosiddette lingue minoritarie che disciplina una scelta attiva dei genitori, senza alcuna forma di imposizione».
-È il silenzio-assenso lo era?
«Per forza. Vera libertà è quella di poter dire o sì o no, mentre in questo caso si poteva dire soltanto sì».
-Insomma una norma "talebana" che entrava a gamba tesa nella scuola.
«Il fatto è che la legge violava anche l’autonomia scolastica. Lo faceva entrando nel merito dell’organizzazione dell’offerta formativa. E prevedendo almeno un’ora alla settimana d’insegnamento del friulano con il metodo Clil».
-Cosa comporta questo metodo?
«L’insegnamento preferenziale di alcune materie in friulano».
Gli strali della Corte costituzionale si sono abbattuti anche sulla possibilità di rapportarsi in friulano con le pubbliche amministrazioni. Un’altra fuga in avanti?
«Facciamo un esempio: con le norme ora annullate dalla Corte, c’era sempre la possibilità di usare la lingua friulana nei rapporti del cittadino con la Regione. Attenzione: non soltanto dove si parla comunemente friulano, ma ovunque in Friuli Venezia Giulia».
-Anche a Barcola?
«Sì, anche a Barcola».
-Cioè anche dove nessuno parla o intende il friulano?
«Esattamente. Ma c’è di più: la legge contemplava la possibilità di scrittura anche in friulano di tutti gli atti regionali diretti ai cittadini e naturalmente vi comprendeva la comunicazione istituzionale».
-D’accordo. Però adesso, dopo i colpi di mannaia della Corte, resta un testo mutilato.
«Questo è il bello. Ora la legge va benissimo, è possibile andare ad attuarla se soltanto ci sia la volontà politica di farlo».
-Dipende da voi, no? In maggioranza di Centrodestra non c’è una posizione unitaria e la Lega, parla di cambiare le norme.
«Vi dico che non occorre. Anzi, magari si ripresenterebbe il rischio di nuovi problemi costituzionali».
-E allora?
«Applicarla e basta, ma nel rigoroso ambito delle compatibilità finanziarie della Regione, scrivendo il programma pluriennale delle politiche linguistiche e i regolamenti attuativi sia per l’uso del friulano negli uffici pubblici che a scuola».
... e continue
... ve chi la seconde part:
-Quante famiglie hanno chiesto l’insegnamento del friulano per i loro figli?
«Non ho ancora numeri precisi, ma sono circa una su due nei Comuni individuati come friulanofoni. Parlo di scuola per l’infanzia, elementari e medie».
-Sono tante, assessore.
«Tantissime. E pensate che queste domande riguardano progetti promossi dalle scuole sulla scorta di appena 600mila euro resi disponibili finora dalla Regione».
-Ma con la crisi globale, dove andate a pigliare i soldi per applicare la legge fino in fondo?
«Questo, essenzialmente questo, è il vero tema sulla lingua friulana».
di
Maurizio Bait
A mi mi somee che e sedi plui di cualchi imprecision tes rispuestis: une su dutis chê dal "silenzio assenso".
No je vere che lis fameis no podevin sielzi: di fat la procedure e previodeve l'inseriment dal furlan tai programs di scuele e une informative par dutis lis fameis: cui che nol ves volût il furlan al podeve gjavâsi. Chest nol significhe impedî a lis fameis di sielzi, ma dome permeti a lis scuelis di programâsi in maniere di otimizâ lis risorsis e impostâ la ativitât didatiche cun sigurece. Come che a stan cumò lis robis, invezit prime di tacâ a insegnâ il furlan, si varà ogni an di spietâ che al inizi de scuele si cjapin sù ducj i parês... e intant il timp al passe.
Duncje nissune "violence" su lis fameis che, peraulis dal assessôr, a son tantononis chês che a domandin il furlan. E alore, parcè no rindi plui facil lis proceduris stant che a son tancj chei che a vuelin il furlan? (te interviste si fevele di 1 su 2, ma dâts dal Ufici scolastic regjonâl a fevelin di adesions sul 60% e di cualchi bande ancje di plui: se o cjati i dâts precîs o cualchidun ju à, ju publichi vulintîr).
roberto molinaro
Assessorato Istruzione, Cultura, Pace
dell'udc
si commenta da solo
se pre toni fosse in vita
avrebbe già
tirat ju cuatri madonis
e i vares dat un rip te balis
dopo ve let chistis monadis.
buine gnot a ducj
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