01 marzo 2010

Lu vevi dit jo... BAU!

Il mês di Jugn dal an passât o vevi fat presint la notizie sul cjanîl di Triest e la sdrume di bêçs che al varès costât (fracait il link).
A lei i gjornâi e lis declarazions però, o varessin vût di stâ trancuii parcè che daûr al jere un project financing, cu la partecipazion dai privâts, in maniere che nol varès costât dome su lis cassis publichis...
Jo o vevi ancje fat cualchi considerazion che us torni a scrivi:
"Cun di plui i partners privâts che a varessin di cofinanziâ la opare, no son inmò individûats... ma intant il contribût public al ven assegnât.Cumò mi fâs e us fâs cualchi domande: ma se no vessin di vignî fûr finanziadôrs privâts par cuvierzi la difarence, ce sucedial?" (19.06.2009)

Cumò, a distance di mês, a son scjadûts i tiermins par presentâsi e volêso savê trops privâts che si son ufierts stant che il progjet al jere "tant" interessant?
Lait a lei il prin coment...

3 commenti:

Christian Romanini ha detto...

SUL PICCOLO

LUNEDÌ, 01 MARZO 2010

Pagina 10 - Trieste

Canile di Fernetti, è tutto da rifare

LA STRUTTURA

Deserta la gara bandita dal Comune. Lobianco: valuteremo le alternative

ANIMALI

Niente nuovi bandi in vista, si allungano i tempi. Capofonte: l’ennesimo fallimento

di PIERO RAUBER

All’amo del project financing agevolato per il nuovo canile da tre milioni e 750mila euro d’investimento, su cui l’amministrazione Dipiazza aveva agganciato un assegno da un milione e 200mila di contributo pubblico a fondo perduto, non ha abboccato nessuno. Troppo alto evidentemente, secondo gli operatori del settore, il rischio imprenditoriale, nonostante quell’incentivo. Ora al Comune resta la caccia, a mani nude, a eventuali partner. Pubblici o privati fa lo stesso. Ma salta a questo punto, con ogni probabilità, la road-map che evocava due anni di lavori e il taglio del nastro entro il 2013.
Lo scorso 15 febbraio - data di scadenza indicata nel bando di gara per far pervenire agli uffici le manifestazioni d’interesse al progetto di Fernetti - il tavolo su cui si sarebbero dovute aprire le buste è rimasto vuoto. E così quell’assegno - costruito sul milione e 80mila euro di finanziamento regionale Aster sbloccato nel 2008 dall’assessore leghista alle Autonomie locali Federica Seganti, che aveva incoraggiato il Comune a metterci di suo altri 180mila euro - resta nelle mani del Municipio. Ma in quelle stesse mani resta soprattutto il più scottante dei cerini: la mancanza sul territorio triestino di un canile assistenziale, di cui appunto, dopo che la gara per il project financing è andata deserta, ora non risultano gettate nemmeno le fondamenta burocratiche. In barba alla legge. Legge che il canile lo pretende, comunque, da un Comune che - dopo aver abbandonato la scorsa estate la politica dei rinnovi di convenzione col ”Gilros” di Opicina, bocciato nei parametri normativi dall’Azienda sanitaria - deve portare i randagi al ”Girasole” di Porpetto, 60 km da qui verso la Bassa Friulana.
Eppure - sostiene usando formule edulcorate l’assessore al Personale Michele Lobianco, con sottodelega all’Ufficio zoologico - è proprio la legge a legare i polsi al Comune.

Christian Romanini ha detto...

al continue di parsore...


L’amministrazione Dipiazza, come detto, ha in tasca sì un milione e 200mila euro. Ma non si sogna di gonfiarla ancora, quella tasca, considerando tutte le emergenze di spesa per gli esseri umani, prima ancora che per gli animali, in un momento di austerity. «Il progetto non si può ridimensionare - sospira Lobianco - c’è l’obbligo di disporre di determinate strutture, rispondendo a norme regionali e statali, il costo è più o meno quello». Non si scenderà di molto dai tre milioni e 750mila euro che il Municipio aveva previsto nel bando del project financing, prevedendo una concessione trentennale per il costruttore-gestore dei 27mila metri quadrati di verde oltre il poligono di tiro di Opicina, a ridosso della competenza territoriale di Monrupino, con una capienza massima di 150 posti per cani e 75 per gatti, con tanto di ambulatori veterinari e, soprattutto, con una serie di servizi aggiuntivi come centri di addestramento, piuttosto che residenze per le bestiole parcheggiate dai padroni in vacanza, per trasformare un comprensorio no-profit in un possibile generatore di business. Più che un’area d’assistenza zoofila, dunque, un resort turistico per il migliore amico dell’uomo.
Tant’è, adesso si punterà forse su una superficie ridotta, magari diversa da Fernetti, come suggerivano animalisti e ambientalisti, spalleggiati dal consigliere comunale civico Roberto Decarli, guardando ad esempio all’ex caserma della Guardia di finanza sul confine di Basovizza? Non si sa. «Potremmo anche restare lì, dobbiamo vedere, stiamo valutando se siano percorribili soluzioni alternative», dice Lobianco. Che di più non dice, lasciando però intendere che per ora di fare un secondo bando non si parla. Dice eccome, invece, l’associazione Il Capofonte, da capofila del fronte del no al supercanile, che con la presidente Maria Grazia Beinat parla di «ennesimo fallimento dell’amministrazione comunale: privilegiando un inutile e pretenzioso progetto, ha dimostrato incompetenza nel gestire il denaro pubblico. Interpretando il pensiero dei cittadini, che da ormai 22 anni attendono l’inizio dei lavori, gradiremmo conoscere che fine faranno i cospicui fondi stanziati da Regione e Comune per il tanto atteso canile».

Unknown ha detto...

Sedon me an de ja risolt il problema preparand i "Cjans in Croste", la "code in saor", e "lis orelis alla busara"....lungo i "Topolini" stanno già preparando un chioschetto per l'estate: "El cagnolin".

Mandi,

Daniele M.