Vuê e doman a Pêrs cun Moreno, Carla, Michy e ducj i amîs motârs che no àn inmò metude vie la moto: dai che a son i ultins dîs par cori ator prin dal frêt!
Mi à dit Moreno che usgnot e je ancje une biele sorprese... alc si pues capî leint i coments tal post precedent...
Intant par chei che no son stâts ae bikerfest, ve chi un piçul filmât sul teme:
97 inovâl de None
-
*Domenie ai 10 di Novembar, zentilmentri o soi stât invidât al 97esim
inovâl de Societât Furlane di Buenos Aires, clamade la “None dai fogolârs.”*
*Ma...
2 giorni fa
8 commenti:
Christian, la moto a je pericolose.....prove la biciclete, come me, a je plui trancuille e a fas ben a la saluut. In moto si riscje gròs, astu vjoduut che ancje vuei un zovin di 29 agns.....
Cuant che si va par strade a son tancj i pericui. Su dôs rovedis tu âs il svantaç di jessi plui vulnerabii. Ma par chest nol significhe rinunciâ. Ciert che si à di stâ atents di plui e mi displâs par chel fantat che tu disis: al veve ancje la mê etât...
Renzo, in Italie o varessin bisugne di plui atenzion pai motocicliscj. Ti impensistu che librut che ti ai regalât cualchi mês indaûr? Una guida per chi guida. Al è scrit di un motâr che al fâs il primari intun pront socors: duncje al sa ben di ce che al fevele in teme sedi di stradis che di conseguencis dai incidents. Al è un librut che in maniere clare e sintetiche al rive a dâ impuartants sugjeriments: se a Rome tu rivassis a puartâ cualchi element par miorâ la sigurece su lis stradis al sarès un grant pas indevant. Parcè che no je simpri colpe dai motârs...
al val ancje pai automobilisç naturalmentri.
Se voleis jo o ai un par di sdrondenades di contà.
Mangank, ti ringrazii dal to intervent che mi permet di fâ cualchi riflession. Ciert, al pues jessi che cualchidun nol rispiete lis regulis, ma ti ripet: no je simpri colpe dai motârs. Anzit.
Tu varâs di dâmi at che cuintri de categorie a son spes prejudizis e preconcets. Ti met achì une robe che e je jessude sul Piccolo e che e rispuint a un gjornalist che al veve fat un intervent in mert.
Popolo di MOTOCICLISTI! E' ora di dire basta all'ipocrisia e ignoranza che dilaga tra media e opinione pubblica!
Qualche giorno fa, sul quotidiano "il Piccolo", si traeva lo scoop da qualche moto un po' allegra per una strada molto simile a un passo ma con limiti di velocità urbani, nella nostra città. Per l'ennesima volta, questo giornale dalla dubbia veridicità, ha scritto un articolo a dir poco ridicolo, infangando e offendendo il motociclista in genere, dipingendolo come una sorta di assassino dalla manetta facile, incoscente e sprezzante del pericolo e della vita altrui.
Ebbene questa non è la prima volta, e credo sia risaputo a ke livelli sia l'ignoranza da parte di ki la moto non c'è la, a descrivere i motociclisti.
Questa volta xò, essendoci stati due di noi su quella foto in prima pagina, abbiam scatenato una bufera di proteste contro il giornale, (telefonate lettere e querele comprese) e una volta per tutte contro questa ignorante ipocrisia, spiegando come stiano davvero le cose per le strade.
Chi rischia davvero, e quello che dicono le statistiche.
Una lettera giunta alla redazione di quel giornale vergognoso, che merita davvero esser letta da tutti, in special modo da chi stà dall'altra parte, tanto per farsi un esame di coscienza su come sia la realtà...
La lettera è certo un po' lunga, ma vi assicuro che leggerla farà capire e chiarezza su molti punti sia da chi sta da una parte, che dall'altra...
Vorrei rispondere all’articolo di Claudio Ernè, apparso su "Il Piccolo" di lunedì 21 agosto e riguardante le “sfide tra moto sulla Trieste Opicina”, nonchè fare chiarezza su molti punti che riguardano il mondo delle due ruote.
Premetto che ho 25 anni, sono un motociclista da circa 9 e per lavoro passo circa 9 ore al giorno per altrettanti 300km su strade urbane ed extraurbane.
Il pezzo di Ernè inizia con la descrizione del tipico “smanettone”, dove il casco integrale e la tuta in pelle vengono tra le righe, dipinti come indice di un motociclista dal gas sempre aperto, invece che come strumenti indispensabili per la propria sicurezza che andrebbero altresì favoriti. Il giornalista non è l’unico ad avere questa idea, anche molta gente e alcuni membri delle forze dell’ordine mi hanno talvolta chiesto il perchè di un abbigliamento così tecnico. Come al solito questo accade solo nel nostro Paese, infatti all’estero non è concepibile possedere una moto sportiva senza i relativi tuta, casco integrale, guanti e stivali. Anche nella vicina Slovenia, ogni motociclista è sempre accompagnato da questi necessari capi. Per non parlare della Germania.
Da noi invece rimane l’equazione: tuta e casco = corse.
Ma da cosa dovrebbe difendersi il motociclista? Beh, prima di tutto dalle automobili, primo pericolo assoluto, e in secondo luogo dalle infrastrutture, come i guard-rail (che fungono solo da mannaia, messe tra l’altro al bando in molti paesi europei) , i pali, tutte le sporgenze che molte volte si sono purtroppo rivelate fatali agli utenti delle due ruote, ma che le amministrazioni non hanno mai pensato di togliere e/o modificare opportunamente, nonostante esista una legge, che pochi conoscono, che afferma che tutti gli incassi dovuti a sanzioni e multe debbano essere investiti in miglioramenti stradali. Se così fosse, dovremmo poter circolare su strade di prima categoria.
L’articolo prosegue poi affermando che il fenomeno sarebbe più intenso nei fine settimana caratterizzati da una gara di Moto GP, fatto assolutamente ridicolo, in quanto in tutti i fine settimana noi motociclisti come tante altre categorie di persone libere dagli impegni lavorativi, ci riversiamo nelle strade locali, certamente non con gli intenti competitivi descritti.
Posso assicurare tutti che nè sulla Trieste-Opicina nè altrove, a Trieste, c’è mai stata sfida o gara di alcun tipo. Semplicemente è purtroppo usuale, tanto quanto falso ed errato, pensare che alcune moto che passano, anche talvolta a velocità sostenuta (nessuno dice che siamo dei santi), stiano necessariamente gareggiando.
La gara, clandestina o meno, esula dal significato di godersi le emozioni e la libertà che solo una moto può dare e che un automobilista non può nemmeno immaginare. La gara è regolata da un articolo del Codice della Strada che prevede pene severissime, anche penali, e quindi prima di denunciare una gara serve qualcosa in più di un paio di moto che, magari con scarichi sportivi e quindi rumorose, percorrono per casualità la stessa strada, una in coda all’altra, probabilmente senza nemmeno conoscersi. Bisogna per forza gareggiare? Non si può semplicemente fare un giro? A volte sono solo amici che condividono una passione, e non meritano sanzioni da Codice Penale, nè di trattamenti delinquenziali. Di delinquenti veri in giro c’è ne sono a sufficienza.
Quest’ultimo fatto sembra essere diventato una moda: l’accanimento contro il centauro (come lo chiamate voi del Piccolo). La legge 168/05 sulla confisca ne è la testimonianza: la confisca del mezzo, una volta prevista solo per reati gravi come il furto, l’omicidio, o l’uso di stampo mafioso, è stata resa legale anche per atti come trasporto di carichi sporgenti e fissati male (tipo borse della spesa sulla pedana) , il togliere la mano dal manubrio per magari alzarsi o abbassarsi la visiera, circolazione senza casco, ecc. E’ ovvio che certe infrazioni vanno punite: il casco, fosse stato per me, l’avrei reso obbligatorio integrale, e a chi circola col casco aperto con la scusa di andare piano mostrerei alcune foto di persone incidentate e finite con la faccia a terra ed il casco aperto mentre viaggiavano a 30 all’ora. Ma la confisca, che prima era un provvedimento per delinquenti pericolosi, ora è stata resa legale per infrazioni così ridicole. E le proporzioni dove sono finite??
Ma chi circola in auto con gli specchietti chiusi, non da le precedenze, non usa le frecce e si esibisce in cambi di corsia, svolte e altre manovre imprevedibili (e ce ne sono a centinaia, molti più delle moto sulla Trieste Opicina) è forse meno pericoloso di chi trasporta una borsa o toglie una mano? Al motociclista che sopraggiunge, nel migliore dei casi, le pulsazioni raggiungono i 150 battiti al minuto e se fortunato la scampa senza danni. Ma per queste infrazioni non esiste nè confisca nè severità, nè tanto meno qualcuno che se ne accorge, a parte chi ha appena rischiato la sua incolumità. Non ho mai visto fermare auto con gli specchi chiusi, ma ho visto decine di moto con lo scarico sportivo mandate alla revisione e multate con 300 €. Ma se le auto continuano a non dare la precedenza, con la solita cretina scusa del “tanto con la moto mi eviti o ti fermi”, mi sa che lo scarico lo tolgo proprio, così forse almeno mi sentono arrivare! Gli utenti di mezzi a quattro ruote dovrebbero avere più rispetto dei motociclisti, in quanto viaggianti su mezzi dell’equilibrio precario, ai quali una frenata può costare una caduta rovinosa, invece che un paraurti ammaccato come nelle auto.
Il signor Ernè prende poi come riferimento il limite di velocità di 50 km/h, ma questo è ancora una volta un riferimento sbagliato. Solo perchè una legge dice che in un punto non si possono superare i 50 km/h, è davvero reale il pericolo in caso di velocità maggiori? In questo caso allora tutti i tratti col medesimo limite presentano le medesime caratteristiche di rischio. Quindi Viale Miramare (strada extraurbana a 4 corsie senza incroci e semafori, percorribile a velocità quasi autostradali senza pericolo, ma con limite 50) sarebbe pericoloso come la stretta via San Francesco (strada in centro città stretta e ricca di incroci senza precedenza), e via Flavia (simile alla prima, ma con 3 incroci con diritto di precedenza) lo sarebbe come molti viottoli ricchi di incroci e quant’altro della nostra bella Città. Quindi lanciarsi a 80km/h per via San Francesco ha la stessa pericolosità che farlo per viale Miramare. Non so perché ma non ne sono convinto, ciò nonostante, Telelaser per via San Francesco non ne ho mai visti, ma per viale Miramare…
Nessuno si è posto il problema che molte volte i limiti sono contenuti in maniera sproporzionata solo per poter multare più facilmente, e arrotondare così il bilancio comunale. Sproporzionale è anche la sanzione pecuniaria e soprattutto quella del ritiro patente in caso di superamento di 40 km/h. Il ritiro patente viene imposto in caso di percorrenza di una autostrada in senso opposto. In questo caso il pericolo di fare una strage è chiaro, il ritiro è proporzionato, ma per viale Miramare a 90 km/h c’è un ugual pericolo? E a 90 per via San Francesco non è forse ancor più pericoloso? Certamente, ma nuovamente i Velox per via San Francesco non ci sono mai stati, ma per viale Miramare…
L’utilizzo di via San Francesco come riferimento è ovviamente casuale, potrei citarne a dozzine di vie di uguali caratteristiche.
Io che percorro via Flavia una decina di volte al giorno per lavoro, difficilmente mi capita di vedere le vetture mantenere i 50 km/h, forze dell’ordine incluse. Questo significa che tutti, e dico tutti, sono impazziti, menefreghisti dei limiti, presi da una fretta irrefrenabile e vanno puniti? O più semplicemente è un limite che si sorpassa senza nemmeno accorgersi a causa della tipologia di quel tratto e che la pericolosità è ancora notevolmente lontana? Basterebbe semplicemente buonsenso, qualità più rara dell’oro per certi agenti.
Le pattuglie nascoste dietro ai cespugli con il Velox servono davvero alla nostra sicurezza? Non dovrebbero poi esser ben visibili? E allora perchè imboscano la propria vettura in modo invisibile, difficilmente indossano i giubboni catarifrangenti, e si nascondono assieme al treppiede del telelaser in modi a dir poco mimetici? Perché si mettono in tratti di strada dove è difficile rispettare i limiti assolutamente sproporzionali alle reali caratteristiche stradali invece di zone urbane come davanti agli asili per esempio? E se davvero esigono il rispetto dei limiti, perchè non mettono delle postazioni velox fisse? O forse in quel non ci sarebbe più la possibilità di far cassa da parte del comune…?
Caro Ernè, il limite imposto in un tratto non è sempre adeguato, e dove non lo è, superandolo (ovviamente entro certi limiti, quelli appunto della sicurezza propria e altrui oltre che al buonsenso) non si crea pericolo. L’unico pericolo è quello di incorrere in sanzioni, ma a quel punto sarebbero “affari nostri”.
Si capisce che Lei non è un motociclista (o perlomeno non di moto sportive), quando cita come esempi di moto dal telaio da corsa mezzi come la Suzuki Hayabusa 1300 e la Honda CBR 1100, moto datate con motori sì potentissimi, ma con ciclistiche turistiche o poco più, e capaci di esprimere le loro potenze solo su autobahn tedesche (autostrade che nonostante siano senza limiti di velocità, stranamente hanno meno incidenti delle nostre autostrade da 130 km/h) o comunque sul dritto, e costruite dalle Case solo per la megalomania di produrne la più veloce.
Sono invece d’accordo con lei nella critica che mezzi potentissimi, come le nostre amate sportive da 160 cavalli, possano essere tranquillamente guidati da chi sostiene un’esame della patente che passerebbe anche un completo incapace, e addirittura da chi posside solo la patente B (per auto) conseguita prima del 1988. Cioè qualche nostra nonna, in teoria, può comprarsi una R1 e gira legalmente! Detto questo però, è vero in egual modo, se non di più, che anche le patenti per auto vengono date a cani e porci, a gente che non sa guidare. I corsi di guida dovrebbero essere ben più avanzati e personalizzati. Questo sì che sarebbe utile a far diminuire gli incidenti.
Secondo me, poi, la credenza popolare che la grande causa degli incidenti sia la velocità, è di gran lunga sbagliata. La velocità è uno dei fattori che concorrono, ma non è certamente quello preponderante. E questo indifferentemente che si tratti di moto o auto. La velocità di qualche motociclista incidentato non avrebbe portato a un serio urto se l’auto non avesse mancato la precedenza. Le vere cause sono la scarsissima capacità di guida della media delle persone, unita alla condizione pessima di molti mezzi circolanti (assetti da gondola e gomme liscie) a volte le condizioni stradali e non per ultima e forse la più importante, la disattenzione. Se poi ci si mette anche la velocità, e magari l’alcool, la frittata è fatta. Nessuno ha mai detto che i cari navigatori satellitari da 4000 € funzionanti a qualsiasi velocità distolgono lo sguardo dalla strada, e che anche per un secondo di consultazione si percorrono metri che possono diventare fatali. Nessuno l’ha mai detto perchè non fa audience, mentre cosa c’è di meglio per un giornale o un programma tv delle sfide tra moto sulla strada più bella del posto? Di fatti su cui meditare ce ne sono a centinaia, ma per molti è sempre meglio piegarsi alle leggi all’italiana ed alle credenze popolari, perchè far funzionare il cervello è troppo faticoso, mentre oggi piacciono le cose facili.
In Italia i “politicanti” sono convinti che per risolvere un dato problema, ci sia semplicemente da fare una legge smisuratamente severa, con multe più salate possibile, ed il problema magicamente svanirà. Ma non so perché, ho il dubbio che chi è incapace di guidare, non si trasformerà in un pilota con l’uscita della legge. Questo è semplicemente un modo rapido per lavarsene le mani il più in fretta possibile e ricavarci sopra anche un bel po’ di denaro. Mi sembra alquanto facile e remunerativo fare il politico vero? Un problema per esser risolto va studiato alla radice e trovata una soluzione appropriata.
Viviamo in un paese dove certamente il tabacco fa più vittime di moto e auto messe assieme, ciò nonostante fumare è legale, guidare senza trasgredire sembra diventato davvero difficile. Con l’economia che ci circonda poi, una multa stupida come quella per eccesso nelle zone sopra citate, può fare la differenza in un precario bilancio familiare.
A volte credo che certi agenti con un blocchetto in mano, abbiano un potere più grande di loro, e non se ne rendano conto. Una multa in molti casi non è la soluzione, le soluzioni sono altre, e sta a politici con una paga base di 20000 euro mensili trovarle.
Infine un paio di statistiche, la fonte è l’ANCMA e il Ministero dei Trasporti, e i dati sono disponibili su
www.motonline.it
Il fattore umano è l’origine degli incidenti per 87 % dei casi nelle auto.
Per le moto questo dato scende al 37 %.
Nella maggior parte dei casi le moto viaggiano alla velocità del flusso del traffico: non è vero che abbiamo incidenti perchè corriamo troppo.
Degli incidenti dei motociclisti il 70 % delle volte sono causa gli automobilisti.
Di questo 70 %, solo il 25 % ha la patente moto, mentre il resto non ha mai guidato una moto.
Solo il 30 % delle moto incidentate avevano violato cartelli o semafori, mentre il 45 % lo ha fatto nel caso delle auto.
Quindi Signor Ernè, non si chieda se i motociclisti non temono la velocità nei weekend dopo i Gran Premi, si chieda se non temono tutte le auto che li circondano.
Nangank, se tu âs vude une moto, tu ti sarâs visât che nol baste dome la biel planc, ma al covente une vore ancje stâ ben atents di chei che a van ator per stradis in machine cence nissun rispiet pes 2 rovedis e ce che al è scrit chi parsore no je dome une sfuriade, ma, magari cussì no, une riflession amare su la realtât di ogni dì par chei che a doprin la moto.
Su la cuestion dal dualisim o soi dacuardi cun te: no si varès di metis un cuintri l'altri cuant che si fevele di sigurece. Ma alore no si varès nancje di vê il prejudizi: motâr=salvadi o pericul pe strade. Come che si à di ancje di altris bandis, a gjeneralizâ si fâs simpri une capele. Duncje o soi dacuardi cun te cuant che tu disis che e coventarès plui educazion stradâl: a maian tes scuelis al è di cualchi an che si fâs educazion stradâl e adiriture i fruts a fasin il patentin pal motorin.
Ce fasie le regjon in ches moment pe sigurece stradal. In ce consistial chist plan regjonal pe sigurece ?
Posta un commento