E il Friûl cumò al è plui puar.
Subliminâl jo
dopo tant
e ce abîs spalanchino
daur chist rompi e crevâ.
Panolis j si disevin di frus
masanadis di chêi di là su,
e pore nô no ‘n vevin pi.
Pore ‘n vin ué che j vivin cloteant
tal grisul vultissâts cuintre un cîl neri
gualivo
spetant alc come un lamp
spetant alc come un ton
in ta la nestre misure colmâde.
A quali altezze mai lampeggia per rompere il tuono / dopo tanto / quali abissi si spalancano / dietro questo rombo e spezzare. // Pannocchie dicevano da bambini / macinate da quelli di lassù, / e paura noi non ne avevamo più. // Paura abbiamo oggi che viviamo zoppicando / avvolti in un brivido contro un cielo nero / compatto / aspettando qualcosa come un lampo / aspettando qualcosa come un tuono / nella nostra misura consumata.
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