Prime ti ignorin, dopo ti ridin, dopo ti combatin. Dopo tu tu vincis! (Gandhi)
11 giugno 2008
Ospedâl di Sant Zuan sul Gazzettino
Vuê la stampe e à dât tant spazi al nestri comun. Dopo dal articul su la proteste pe rotatorie scrit sul Messaggero, ve chi il Gazzettino che al fevele dal Ospedâl di Sant Zuan a Sant Tomâs (te foto, la gleseute che e sta devant)
Il RIFUGIO cavalleresco dei pellegrini A San Tomaso un sito di livello europeo di Paola Treppo
C'è stato un tempo in cui la terra che oggi è Friuli veniva attraversata da migliaia di pellegrini diretti ai luoghi di fede. Era l'epoca delle crociate in Terrasanta, secoli del Medioevo che hanno fatto sorgere su alcune delle principali direttrici di allora decine di strutture pie per l'assistenza e il soccorso.
Di quei tempi restano oggi tracce poco leggibili in tanti toponimi, come Ospedaletto a Gemona. Ma restano anche, in taluni casi, le rovine di quegli edifici, costruiti da ordini cavallereschi, a distanze copribili in un giorno di cammino. Il più antico e meglio conservato di questi siti, in tutta Europa, si trova a San Tomaso di Majano e risale agli inizi del XIII secolo. Oggi unico superstite, in origine fu anello di un percorso molto più articolato, organizzato lungo un tratto che collegava Venezia con l'Austria e la Germania. Dopo San Tomaso, i cosiddetti hospitium erano stati innalzati a Venzone, Cavazzo, Tolmezzo, a San Nicolò degli Alzeri (nel comune di Arta Terme), fino a Passo Monte Croce Carnico, nel territorio di Paluzza. In Austria il tracciato e i posti di sosta proseguivano senza soluzione di continuità: si parla di Kötschach Mauthen, Gailberghohe, Pirkach, Nikolsdorf, Iselsnerg, Döllach, Helegenblut, Wallachhaus, Tauernhaus, Rauris, Zell am See, Maishofen, Weissbach, Reith, Bad Reichenhall, Glanegg, Salisburgo, Passau, Linz, Krems e Vienna.
Dall'odierna capitale dell'Austria due vie parallele scendevano poi, a forma di otto, fino a Friesach, passando per St. Polten, Wr. Neustadt, Maria Zell, Kapfenberg, Leoben, Knittelfeld, Graz, St. Veit, Klagenfurt, Abbazia di Viktring e Villaco. Da lì le strutture di assistenza riprendevano in territorio oggi italiano, con ospedali che sorgevano in numerose località: Coccau, Tarvisio, Chiusaforte, Abbazia di Moggio, Carnia e Gemona. Dall'Alto Friuli, a scendere, i siti erano quelli di Udine, dell'Abbazia di Rosazzo (Sant'Egidio), di San Nicolò da Ruda, San Egidio ed Aquileia, a raggiungere il mare.
Da San Tomaso, invece, le direttrici erano tre. La principale, che portava a Venezia, è la cosiddetta Via d'Allemagna (una sorta di laterale della Via Julia Augusta), quella preferita dai viandanti provenienti dal nord (dal Norico o dalla Pannonia, cioè l'attuale Ungheria, e diretti a Venezia e ai porti sull'Adriatico di Latisana e Concordia). Sulla Via d'Allemagna i fedeli potevano sostare e trovare aiuto negli ospizi che si ricordano a Spilimbergo, San Quirino, Pordenone, Porcia, San Giovanni del Tempio, Portobuffolè e Ormelle Tempio. Le altre due direttrici, da San Tomaso portavano a Bevazzana e a Caorle attraverso le strutture di aiuto di Pieve di Rosa, Belgrado, San Bartolomeo della Volta di Ronchis, Precenicco, Porto Latisana. Una vera e propria catena di assistenza gratuita che univa popoli di cultura e lingua diverse, nello spirito dell'accoglienza più puro del cristianesimo, in zone dove le barriere naturali non avevano impedito lo scambio e il confronto.
Oggi, di quei tempi antichi, rimangono solo il ricordo e pochi studi approfonditi. Il sito di San Tomaso, che si può dire centrale in questa geografia del pellegrino, è il primo divenuto oggetto di un completo e organico progetto di messa in sicurezza, recupero, ricostruzione e salvaguardia.
L'idea nasce dal Comune di Majano che ha cercato e ottenuto l'appoggio economico dalla Regione Friuli-Venezia Giulia. I fondi messi a disposizione in tre tranches distinte ammontano a circa due milioni di euro, fondi che il Municipio collinare ritiene sufficienti per la ristrutturazione del complesso esistente e per il suo adeguamento e nuovo riutilizzo.
«Il piano - spiega il sindaco, Claudio Zonta - prevede la creazione di un ostello in grado di ospitare una trentina di persone. La scelta è legata alla destinazione originaria del vecchio ospedale, nato con finalità assistenziali. L'accoglienza, quindi, prima di tutto, ma anche spazio alla comunità della frazione che qui potrà trovare luoghi di aggregazione e per iniziative turistiche e culturali».
I lavori prenderanno avvio quest'anno con un primo intervento di sistemazione delle coperture. Attualmente, infatti, il complesso versa in condizioni di degrado piuttosto avanzato. Il corpo principale, retrostante la chiesetta, anche detto Casa del priore, si articola su tre piani e si apre su due corti. L'edificio è stato abitato ininterrottamente fino al terremoto del '76, quando la violenza delle scosse ha dato avvio al suo decadimento. Ciononostante, al primo piano sono visibili alcuni antichi affreschi in buone condizioni, tracce emerse dopo la caduta degli strati più esterni di intonaco. Il loro gusto è arcaico e non è ancora decifrabile una scritta scura che par in volgare. Comprendono la descrizione di una casa (con tetto curvo) e alcune forme colorate non ancora completamente comprensibili. Sulla facciata sono conservati perfettamente gli archi a tutto sesto e le tracce degli archi a sesto acuto, pur murati. L'edificio fu probabilmente realizzato da maestranze locali. In una parte a ovest, crollata, troverà spazio un ristoro aperto al pubblico.
IL RECUPERO Diventerà ostello e centro di ristoro come ai tempi delle crociate
Verrà realizzato anche un punto informativo per i turisti e una sede museale nel luogo che un tempo fu diretto dai Cavalieri di Malta (pt)
La fondazione del complesso di San Giovanni a San Tomaso è documentata dall'atto costitutivo del 1199, un documento prezioso, unico nel suo genere in Friuli, conservato nella biblioteca comunale di Udine. Vi si legge che Artuico di Varmo cedeva l'area e la proprietà connesse ai Cavalieri di san Giovanni di Gerusalemme. Lo faceva affinché venisse realizzata una stazione con funzioni di assistenza per viandanti e pellegrini sull'antica Via dell'Allemagna. La documentazione disponibile testimonia di un'istituzione influente, insignita di rilevanti poteri feudali e dell'altrettanto importante diritto di asilo. I Cavalieri di San Giovanni sono uno degli ordini monastico-cavallereschi istituiti per la difesa delle conquiste in Terra Santa e per l'assistenza e la protezione di guerrieri e pellegrini, da cui il nome ospitalieri. Dopo le crociate, i Giovanniti subentrarono anche nelle fondazioni dei Cavalieri Templari, destituiti dagli inizi del XIV secolo; continuarono l'azione di presidio militare e religioso anche nel Mediterraneo assumendo progressivamente il nome di Cavalieri di Rodi e, infine, di Cavalieri di Malta, oggi il loro appellativo definitivo. Nei secoli hanno mantenuto costantemente la fondamentale funzione di soccorso e assistenza.
Tra i numerosi complessi ospitalieri, organizzati, consorziati e opportunamente distribuiti lungo la rete viaria, la Commenda di San Giovanni di San Tomaso di Majano è tra le pochissime superstiti in Europa, in base ai documenti di esistenza all'epoca delle crociate. In alcuni altri siti risulta conservato parte dell'impianto originario, o almeno parte della chiesa annessa all'ospizio. È il caso, ad esempio, di San Nicolò degli Alzeri a Piano d'Arta, in Carnia. Qui, il Comune ha avviato negli ultimi anni alcune indagini archeologiche (previste anche quest'anno), per portare alla luce i resti dell'edificio e le tracce lì sepolte. Di molti altri siti restano solo le documentazioni storiche, come per San Bartolomeo della Volta di Ronchis. Le fondamenta di quest'ultimo, distrutto più volte dalle alluvioni del Tagliamento, risulterebbe collocate in corrispondenza del letto del fiume. A San Tomaso, la chiesa annessa all'ospizio è stata già completamente restaurata dopo i danni subiti dal terremoto del '76. Donata nell'immediato post sisma da un privato, è stata recuperata con l'intervento delle belle arti. Sulla facciata conserva gli affreschi raffiguranti San Cristoforo e San Giacomo (entrambi protettori di viandanti e pellegrini), San Giovanni, patrono dell'ordine cavalleresco, di San Nicola, figura venerata in tutto il Friuli e l'Europa (recentemente alcune reliquie a lui attribuite sono state scoperte proprio in regione a Comeglians, all'interno di un antico altare in pietra). Si tratta delle pitture a fresco più antiche del Friuli con firma dell'autore; trecentesche, sono state realizzate da Nicolò o Nicolutto di Gemona. All'interno dell'edificio sacro, oltre all'altare ligneo dorato, spicca un'acquasantiera ricavata da un'antica ara romana rinvenuta nelle vicinanze; testimonia la presenza a Majano del popolo romano. I residenti ricordano pure l'esistenza di una strada romana che però non è stata ancora individuata con certezza. La Casa del priore adiacente la chiesa, i ricoveri, le stalle e le cantine dell'ospitium, sono organizzati con schema a corte, completato verso ponente dall'antica muraglia difensiva con merlature (scoperte solo di recente dopo un'opera di pulizia). Il complesso può essere considerato il risultato della buona, e pressoché unica conservazione dell'impianto ospitaliere originario del XIII secolo, e di successive limitate modifiche, comunque molto antiche. Il sito ha perso la sua funzione di base nel Cinquecento, con trasformazione progressiva in struttura a uso agricolo. Nel 2004 grazie a un finanziamento concesso dalla Direzione Regionale della Cultura, il Comune di Majano ha acquistato l'immobile (per circa 70mila euro) da Pietro Zoratti di Pers, compresa una porzione di dodicimila metri quadrati dei terreni adiacenti. Su questa superficie sarà avviato un progetto di coltivazione trasformazione delle erbe officinali. L'ambiente naturale di San Tomaso è infatti peculiare anche per la vicina presenza delle risorgive. Oltre all'ostello, il vecchio ospedale sarà strutturato pure come punto informativo turistico per partire alla volta di esplorazioni e visite nelle zone di maggiore interesse artistico-culturale e ambientale del Friuli. Sempre nel complesso, che in parte sarà ricostruito, troverà spazio pure un museo con i reperti rinvenuti sul territorio (oggi Majano non conta ancora una realtà espositiva permanente); vi troveranno collocazione anche i resti venuti alla luce in occasione delle recenti indagini eseguite nella corte della Casa del priore e nell'intorno (sondaggi che continueranno anche quest'anno). Fino a oggi l'archeologa Tiziana Cividini ha scoperto un pavimento in coccio pesto con data disegnata, un muro difensivo, un lastricato in grossi ciottoli, molti frammenti di ceramica e laterizi, alcuni medaglie, di epoca tutto sommato recente (anche perché l'indagine si è concentrata sugli strati superiori).
Il progetto avviato a Majano , con la preziosa e appassionata collaborazione dell'ingegnere Marino Lo Piccolo di Udine (unitamene all'architetto Giuliano Buset) e dell'assessore alla cultura del Comune, Maria Teresa Garzitto, si può considerare un piano pilota per un'iniziativa più ampio e di largo respiro, mai azzardata e pensata in Friuli Venezia Giulia.
Si tratta di una sorta di gemellaggio con Austria e Slovenia, con cui sono stati già avviati primi i contatti (in particolare con con la Sezione Mediterraneo dell'Università slovena, con Capodistria e Lubiana).
L'idea è di creare un percorso transnazionale, che riproduca per quanto possibile l'antico tracciato originale percorso dal pellegrino, a fini turistici ma non solo: anche di fede e di cultura, in un angolo della Nuova Europa che al di là della differenze culturali e linguistiche, al di là delle tragedie delle guerre del Novecento, si è sempre dimostrato accogliente e tollerante nei confronti del fedele, del viandante e del bisognoso in viaggio.
Un esempio moderno di questa iniziativa è quello del percorso dei Monti sacri che da Prepotto (esattamente dalla Casa della Madonna nera di Castelmonte) arriva ai santuari di Monte Santo e Maria Zell.
I pellegrini che raggiungono a piedi i tre sito sono in aumento negli ultimi tempi, anche grazie alla recente apertura dei confini che certamente agevola.
La vostra prima legislatura inizia con l'inaugurazione dell'Osteria del centro sportivo e la seconda si concluderà con l'inaugurazione dell'Osteria longobarda.
Come diceva un vecchio slogan degli anni ottanta: una Majano da bere!
sul Gazzettino 11/06/2008
RispondiEliminaIl RIFUGIO cavalleresco dei pellegrini
A San Tomaso un sito di livello europeo
di Paola Treppo
C'è stato un tempo in cui la terra che oggi è Friuli veniva attraversata da migliaia di pellegrini diretti ai luoghi di fede. Era l'epoca delle crociate in Terrasanta, secoli del Medioevo che hanno fatto sorgere su alcune delle principali direttrici di allora decine di strutture pie per l'assistenza e il soccorso.
Di quei tempi restano oggi tracce poco leggibili in tanti toponimi, come Ospedaletto a Gemona. Ma restano anche, in taluni casi, le rovine di quegli edifici, costruiti da ordini cavallereschi, a distanze copribili in un giorno di cammino. Il più antico e meglio conservato di questi siti, in tutta Europa, si trova a San Tomaso di Majano e risale agli inizi del XIII secolo. Oggi unico superstite, in origine fu anello di un percorso molto più articolato, organizzato lungo un tratto che collegava Venezia con l'Austria e la Germania. Dopo San Tomaso, i cosiddetti hospitium erano stati innalzati a Venzone, Cavazzo, Tolmezzo, a San Nicolò degli Alzeri (nel comune di Arta Terme), fino a Passo Monte Croce Carnico, nel territorio di Paluzza. In Austria il tracciato e i posti di sosta proseguivano senza soluzione di continuità: si parla di Kötschach Mauthen, Gailberghohe, Pirkach, Nikolsdorf, Iselsnerg, Döllach, Helegenblut, Wallachhaus, Tauernhaus, Rauris, Zell am See, Maishofen, Weissbach, Reith, Bad Reichenhall, Glanegg, Salisburgo, Passau, Linz, Krems e Vienna.
Dall'odierna capitale dell'Austria due vie parallele scendevano poi, a forma di otto, fino a Friesach, passando per St. Polten, Wr. Neustadt, Maria Zell, Kapfenberg, Leoben, Knittelfeld, Graz, St. Veit, Klagenfurt, Abbazia di Viktring e Villaco. Da lì le strutture di assistenza riprendevano in territorio oggi italiano, con ospedali che sorgevano in numerose località: Coccau, Tarvisio, Chiusaforte, Abbazia di Moggio, Carnia e Gemona. Dall'Alto Friuli, a scendere, i siti erano quelli di Udine, dell'Abbazia di Rosazzo (Sant'Egidio), di San Nicolò da Ruda, San Egidio ed Aquileia, a raggiungere il mare.
Da San Tomaso, invece, le direttrici erano tre. La principale, che portava a Venezia, è la cosiddetta Via d'Allemagna (una sorta di laterale della Via Julia Augusta), quella preferita dai viandanti provenienti dal nord (dal Norico o dalla Pannonia, cioè l'attuale Ungheria, e diretti a Venezia e ai porti sull'Adriatico di Latisana e Concordia). Sulla Via d'Allemagna i fedeli potevano sostare e trovare aiuto negli ospizi che si ricordano a Spilimbergo, San Quirino, Pordenone, Porcia, San Giovanni del Tempio, Portobuffolè e Ormelle Tempio. Le altre due direttrici, da San Tomaso portavano a Bevazzana e a Caorle attraverso le strutture di aiuto di Pieve di Rosa, Belgrado, San Bartolomeo della Volta di Ronchis, Precenicco, Porto Latisana. Una vera e propria catena di assistenza gratuita che univa popoli di cultura e lingua diverse, nello spirito dell'accoglienza più puro del cristianesimo, in zone dove le barriere naturali non avevano impedito lo scambio e il confronto.
Oggi, di quei tempi antichi, rimangono solo il ricordo e pochi studi approfonditi. Il sito di San Tomaso, che si può dire centrale in questa geografia del pellegrino, è il primo divenuto oggetto di un completo e organico progetto di messa in sicurezza, recupero, ricostruzione e salvaguardia.
L'idea nasce dal Comune di Majano che ha cercato e ottenuto l'appoggio economico dalla Regione Friuli-Venezia Giulia. I fondi messi a disposizione in tre tranches distinte ammontano a circa due milioni di euro, fondi che il Municipio collinare ritiene sufficienti per la ristrutturazione del complesso esistente e per il suo adeguamento e nuovo riutilizzo.
«Il piano - spiega il sindaco, Claudio Zonta - prevede la creazione di un ostello in grado di ospitare una trentina di persone. La scelta è legata alla destinazione originaria del vecchio ospedale, nato con finalità assistenziali. L'accoglienza, quindi, prima di tutto, ma anche spazio alla comunità della frazione che qui potrà trovare luoghi di aggregazione e per iniziative turistiche e culturali».
I lavori prenderanno avvio quest'anno con un primo intervento di sistemazione delle coperture. Attualmente, infatti, il complesso versa in condizioni di degrado piuttosto avanzato. Il corpo principale, retrostante la chiesetta, anche detto Casa del priore, si articola su tre piani e si apre su due corti. L'edificio è stato abitato ininterrottamente fino al terremoto del '76, quando la violenza delle scosse ha dato avvio al suo decadimento. Ciononostante, al primo piano sono visibili alcuni antichi affreschi in buone condizioni, tracce emerse dopo la caduta degli strati più esterni di intonaco. Il loro gusto è arcaico e non è ancora decifrabile una scritta scura che par in volgare. Comprendono la descrizione di una casa (con tetto curvo) e alcune forme colorate non ancora completamente comprensibili. Sulla facciata sono conservati perfettamente gli archi a tutto sesto e le tracce degli archi a sesto acuto, pur murati. L'edificio fu probabilmente realizzato da maestranze locali. In una parte a ovest, crollata, troverà spazio un ristoro aperto al pubblico.
sul Gazzettino 11/06/2008
RispondiEliminaIL RECUPERO
Diventerà ostello e centro di ristoro come ai tempi delle crociate
Verrà realizzato anche un punto informativo per i turisti e una sede museale nel luogo che un tempo fu diretto dai Cavalieri di Malta
(pt)
La fondazione del complesso di San Giovanni a San Tomaso è documentata dall'atto costitutivo del 1199, un documento prezioso, unico nel suo genere in Friuli, conservato nella biblioteca comunale di Udine. Vi si legge che Artuico di Varmo cedeva l'area e la proprietà connesse ai Cavalieri di san Giovanni di Gerusalemme. Lo faceva affinché venisse realizzata una stazione con funzioni di assistenza per viandanti e pellegrini sull'antica Via dell'Allemagna. La documentazione disponibile testimonia di un'istituzione influente, insignita di rilevanti poteri feudali e dell'altrettanto importante diritto di asilo. I Cavalieri di San Giovanni sono uno degli ordini monastico-cavallereschi istituiti per la difesa delle conquiste in Terra Santa e per l'assistenza e la protezione di guerrieri e pellegrini, da cui il nome ospitalieri. Dopo le crociate, i Giovanniti subentrarono anche nelle fondazioni dei Cavalieri Templari, destituiti dagli inizi del XIV secolo; continuarono l'azione di presidio militare e religioso anche nel Mediterraneo assumendo progressivamente il nome di Cavalieri di Rodi e, infine, di Cavalieri di Malta, oggi il loro appellativo definitivo. Nei secoli hanno mantenuto costantemente la fondamentale funzione di soccorso e assistenza.
Tra i numerosi complessi ospitalieri, organizzati, consorziati e opportunamente distribuiti lungo la rete viaria, la Commenda di San Giovanni di San Tomaso di Majano è tra le pochissime superstiti in Europa, in base ai documenti di esistenza all'epoca delle crociate. In alcuni altri siti risulta conservato parte dell'impianto originario, o almeno parte della chiesa annessa all'ospizio. È il caso, ad esempio, di San Nicolò degli Alzeri a Piano d'Arta, in Carnia. Qui, il Comune ha avviato negli ultimi anni alcune indagini archeologiche (previste anche quest'anno), per portare alla luce i resti dell'edificio e le tracce lì sepolte. Di molti altri siti restano solo le documentazioni storiche, come per San Bartolomeo della Volta di Ronchis. Le fondamenta di quest'ultimo, distrutto più volte dalle alluvioni del Tagliamento, risulterebbe collocate in corrispondenza del letto del fiume. A San Tomaso, la chiesa annessa all'ospizio è stata già completamente restaurata dopo i danni subiti dal terremoto del '76. Donata nell'immediato post sisma da un privato, è stata recuperata con l'intervento delle belle arti. Sulla facciata conserva gli affreschi raffiguranti San Cristoforo e San Giacomo (entrambi protettori di viandanti e pellegrini), San Giovanni, patrono dell'ordine cavalleresco, di San Nicola, figura venerata in tutto il Friuli e l'Europa (recentemente alcune reliquie a lui attribuite sono state scoperte proprio in regione a Comeglians, all'interno di un antico altare in pietra). Si tratta delle pitture a fresco più antiche del Friuli con firma dell'autore; trecentesche, sono state realizzate da Nicolò o Nicolutto di Gemona. All'interno dell'edificio sacro, oltre all'altare ligneo dorato, spicca un'acquasantiera ricavata da un'antica ara romana rinvenuta nelle vicinanze; testimonia la presenza a Majano del popolo romano. I residenti ricordano pure l'esistenza di una strada romana che però non è stata ancora individuata con certezza. La Casa del priore adiacente la chiesa, i ricoveri, le stalle e le cantine dell'ospitium, sono organizzati con schema a corte, completato verso ponente dall'antica muraglia difensiva con merlature (scoperte solo di recente dopo un'opera di pulizia). Il complesso può essere considerato il risultato della buona, e pressoché unica conservazione dell'impianto ospitaliere originario del XIII secolo, e di successive limitate modifiche, comunque molto antiche. Il sito ha perso la sua funzione di base nel Cinquecento, con trasformazione progressiva in struttura a uso agricolo. Nel 2004 grazie a un finanziamento concesso dalla Direzione Regionale della Cultura, il Comune di Majano ha acquistato l'immobile (per circa 70mila euro) da Pietro Zoratti di Pers, compresa una porzione di dodicimila metri quadrati dei terreni adiacenti. Su questa superficie sarà avviato un progetto di coltivazione trasformazione delle erbe officinali. L'ambiente naturale di San Tomaso è infatti peculiare anche per la vicina presenza delle risorgive. Oltre all'ostello, il vecchio ospedale sarà strutturato pure come punto informativo turistico per partire alla volta di esplorazioni e visite nelle zone di maggiore interesse artistico-culturale e ambientale del Friuli. Sempre nel complesso, che in parte sarà ricostruito, troverà spazio pure un museo con i reperti rinvenuti sul territorio (oggi Majano non conta ancora una realtà espositiva permanente); vi troveranno collocazione anche i resti venuti alla luce in occasione delle recenti indagini eseguite nella corte della Casa del priore e nell'intorno (sondaggi che continueranno anche quest'anno). Fino a oggi l'archeologa Tiziana Cividini ha scoperto un pavimento in coccio pesto con data disegnata, un muro difensivo, un lastricato in grossi ciottoli, molti frammenti di ceramica e laterizi, alcuni medaglie, di epoca tutto sommato recente (anche perché l'indagine si è concentrata sugli strati superiori).
sul Gazzettino 11/06/2008
RispondiEliminaIl progetto avviato a Majano , con la preziosa e appassionata collaborazione dell'ingegnere Marino Lo Piccolo di Udine (unitamene all'architetto Giuliano Buset) e dell'assessore alla cultura del Comune, Maria Teresa Garzitto, si può considerare un piano pilota per un'iniziativa più ampio e di largo respiro, mai azzardata e pensata in Friuli Venezia Giulia.
Si tratta di una sorta di gemellaggio con Austria e Slovenia, con cui sono stati già avviati primi i contatti (in particolare con con la Sezione Mediterraneo dell'Università slovena, con Capodistria e Lubiana).
L'idea è di creare un percorso transnazionale, che riproduca per quanto possibile l'antico tracciato originale percorso dal pellegrino, a fini turistici ma non solo: anche di fede e di cultura, in un angolo della Nuova Europa che al di là della differenze culturali e linguistiche, al di là delle tragedie delle guerre del Novecento, si è sempre dimostrato accogliente e tollerante nei confronti del fedele, del viandante e del bisognoso in viaggio.
Un esempio moderno di questa iniziativa è quello del percorso dei Monti sacri che da Prepotto (esattamente dalla Casa della Madonna nera di Castelmonte) arriva ai santuari di Monte Santo e Maria Zell.
I pellegrini che raggiungono a piedi i tre sito sono in aumento negli ultimi tempi, anche grazie alla recente apertura dei confini che certamente agevola.
P.T.
Ostello e centro di ristoro (mico un asili no?!)
RispondiEliminaInsome si metarà in concorince cun agriturismos e ostaries?
Eh si parce a Majan el turism al sfonde, baste cjala el albergo in place par capilu!
Propit figos!
La vostra prima legislatura inizia con l'inaugurazione dell'Osteria del centro sportivo e la seconda si concluderà con l'inaugurazione dell'Osteria longobarda.
RispondiEliminaCome diceva un vecchio slogan degli anni ottanta: una Majano da bere!