Prime ti ignorin, dopo ti ridin, dopo ti combatin. Dopo tu tu vincis! (Gandhi)
27 luglio 2009
Il mestri e i delfins
Come che o ai za dit, o soi un so fan. E cuant che o ai lete cheste enesime "Cjacarade" o ai pensât di condividile cun voaltris. Le met tal prin coment: si fevele dal acuari di Triest e no dome...
IL GAZZETTINO – ed. Udine – Domenica 26 luglio 2009
Rubrica: LA CJACARADE
di Andrea Valcic
IL”PARCO DEL MARE” DI TRIESTE COSTERA’ 45 MILIONI TUTTI SOLDI PUBBLICI PERCHE’ I PRIVATI NON CI STANNO PIU’
Quanti hanno sentito parlare del "Parco del mare", la struttura che dovrebbe, con annesso acquario, riqualificare la zona del porto di Trieste? In Friuli certamente pochi, perché la questione riguarda il capoluogo, ma anche per aggettiva mancanza d'informazione. Ricapitoliamo brevemente dunque quanto è successo, per capire quanto ci interessi invece da vicino. Il progetto nasce dopo la trombatura della candidatura cittadina all'Expo. Siamo nel dicembre del 2004 e il presidente della Camera di commercio locale, Paoletti, riporta o galla l'idea dell'acquario come parte integrante di una mega operazione più vasta che si svilupperà su circa 150.000 metri quadrati. Paoletti dichiara che ci sono operatori privati disposti a investire e coprire la parte più cospicua della cifra. Siamo nel 2004. Intanto il "Parco del mare" non sembra eccitare gli animi dei triestini e qualcuno, anche nella maggioranza del sindaco Di Piazza, non lo considera un'opera per cui scannarsi tanto. E così per farla breve si arriva al luglio di quest'anno, quando l'assessore al bilancio del Comune di Trieste, Ravidà, dichiarandosi favorevole, nella sua relazione al Consiglio ammette che di privati non c'è nemmeno l'ombra e che i 45 milioni necessari saranno interamente a carico del pubblico, con la Regione che se ne assumerà il peso maggiore.
«Non si tratta di un investimento redditizio - ammette candidamente l'assessore - perché non si tratta di un'attrazione fine a se stessa, ma una scintilla per dare fuoco alle polveri del rilancio economico attraverso il turismo». Chissà perché a Trieste devono sempre usare un gergo guerresco ed esplosivo. Tentiamo una sintesi: per cinque anni si propaganda l'idea di una struttura che dovrà risultare quasi totalmente a carico dei privati, che nel frattempo spariscono dalla scena, giudicandola non redditizia, ma che, per la sua futura utilità dovrà essere comunque iniziata e portata a termine con i soldi della Regione. A parte il dubbio sulla valutazione in prospettiva diversa che ne danno privati e Comune, avete forse fatto caso se, da parte di qualche consigliere regionale, eletto in Friuli, ci sia stata una qualche sollevazione sull'uso dei fondi? Se qualcuno abbia gridato allo scandalo? Forse erano troppo impegnati dai funerali dell'orchestra sinfonica, dai tagli ai contributi per la lingua friulana.
O forse erano tutti in commissione bilancio a scegliere il mangime più indicato e prelibato per i delfini.
Bè, mi fâs plasê che finalmentri, cumò che le scrîf Dree Valcic, tu sotolineis cheste notizie, che ti vevi bielzà spiât cuntun link tai coments dal to post «Bêçs e lenghe furlane» dai 07 di jugn 2009. Bon si viôt che il mestri al è il mestri: ubi maior, alore...
Continuant sul teme dal post, us segnali il sît dal Enpa che al fevele di un dossier li che si analize par fîl e par pont i contignûts di chest progjet: fracait chi.
Trieste: facile, comodo scontato e di successo attaccare. Dovrebbe pensare alle cattedrali nel deserto di casa sua Romanini, vada a vedersi l'iniziativa turistica di San Tomaso e poi, con la stessa obiettività si sotituisca al mestri valcic.
IL GAZZETTINO – ed. Udine – Domenica 26 luglio 2009
RispondiEliminaRubrica: LA CJACARADE
di Andrea Valcic
IL”PARCO DEL MARE” DI TRIESTE COSTERA’ 45 MILIONI TUTTI SOLDI PUBBLICI PERCHE’ I PRIVATI NON CI STANNO PIU’
Quanti hanno sentito parlare del "Parco del mare", la struttura che dovrebbe, con annesso acquario, riqualificare la zona del porto di Trieste? In Friuli certamente pochi, perché la questione riguarda il capoluogo, ma anche per aggettiva mancanza d'informazione. Ricapitoliamo brevemente dunque quanto è successo, per capire quanto ci interessi invece da vicino. Il progetto nasce dopo la trombatura della candidatura cittadina all'Expo. Siamo nel dicembre del 2004 e il presidente della Camera di commercio locale, Paoletti, riporta o galla l'idea dell'acquario come parte integrante di una mega operazione più vasta che si svilupperà su circa 150.000 metri quadrati. Paoletti dichiara che ci sono operatori privati disposti a investire e coprire la parte più cospicua della cifra. Siamo nel 2004. Intanto il "Parco del mare" non sembra eccitare gli animi dei triestini e qualcuno, anche nella maggioranza del sindaco Di Piazza, non lo considera un'opera per cui scannarsi tanto. E così per farla breve si arriva al luglio di quest'anno, quando l'assessore al bilancio del Comune di Trieste, Ravidà, dichiarandosi favorevole, nella sua relazione al Consiglio ammette che di privati non c'è nemmeno l'ombra e che i 45 milioni necessari saranno interamente a carico del pubblico, con la Regione che se ne assumerà il peso maggiore.
«Non si tratta di un investimento redditizio - ammette candidamente l'assessore - perché non si tratta di un'attrazione fine a se stessa, ma una scintilla per dare fuoco alle polveri del rilancio economico attraverso il turismo». Chissà perché a Trieste devono sempre usare un gergo guerresco ed esplosivo. Tentiamo una sintesi: per cinque anni si propaganda l'idea di una struttura che dovrà risultare quasi totalmente a carico dei privati, che nel frattempo spariscono dalla scena, giudicandola non redditizia, ma che, per la sua futura utilità dovrà essere comunque iniziata e portata a termine con i soldi della Regione. A parte il dubbio sulla valutazione in prospettiva diversa che ne danno privati e Comune, avete forse fatto caso se, da parte di qualche consigliere regionale, eletto in Friuli, ci sia stata una qualche sollevazione sull'uso dei fondi? Se qualcuno abbia gridato allo scandalo? Forse erano troppo impegnati dai funerali dell'orchestra sinfonica, dai tagli ai contributi per la lingua friulana.
O forse erano tutti in commissione bilancio a scegliere il mangime più indicato e prelibato per i delfini.
Bè, mi fâs plasê che finalmentri, cumò che le scrîf Dree Valcic, tu sotolineis cheste notizie, che ti vevi bielzà spiât cuntun link tai coments dal to post «Bêçs e lenghe furlane» dai 07 di jugn 2009. Bon si viôt che il mestri al è il mestri: ubi maior, alore...
RispondiEliminaSumo dree no sta rabiâti, migo o vevi chê di fâti un tuart =)
RispondiEliminaContinuant sul teme dal post, us segnali il sît dal Enpa che al fevele di un dossier li che si analize par fîl e par pont i contignûts di chest progjet: fracait chi.
RispondiEliminaTrieste: facile, comodo scontato e di successo attaccare. Dovrebbe pensare alle cattedrali nel deserto di casa sua Romanini, vada a vedersi l'iniziativa turistica di San Tomaso e poi, con la stessa obiettività si sotituisca al mestri valcic.
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